mercoledì 26 giugno 2013
Insalata cruda e cotta con baccalà e vinaigrette alla salvia elegans ... per quel nonno che amava me tanto quanto il baccalà.
A
"Alta come un soldo di cacio, come usava dire la sua bisnonna, correva a perdifiato negli immensi giardini fioriti e architettonicamente costruiti, passando tra gli alberi e le fontane lavorate, correva sentendo odore di fiori ed erba fresca, l'odore di quel polline era il segnale che ormai era giunta l'estate.
Ogni anno, finiti i giorni dell'asilo prima e della scuola poi, lei passava gran parte delle sue mattine rincorrendo farfalle tra i viottoli di quei curatissimi giardini e gli elegantissimi corridoi, volteggiando tra i saloni dai marmi colorati, le pareti affrescate secondo il gusto dell'Art Nouvoe, curiosando all' interno dei negozi raffinati che quell'ambiente ospitava, respirando lo sfarzo che un tempo li aveva animati, senza però capirlo.
Le opulenti Terme di Montecatini erano ai suoi occhi immense e signorili e lei giocava con suo nonno facendo finta di essere una delle signorine belle, briose e delicate che avevano passeggiato prima di lei in quei luoghi ai tempi d'oro della Bella Epoque, quell'epoca era già molto lontana ma quel loro gioco sembrava reale e grazie alla galleria d'arte di famiglia lei aveva imparato a conoscere la storia di quegli anni.
Il momento che preferiva arrivava sempre alle dieci di mattina quando lui l'accompagnava a fare colazione nel grande e sfarzoso salone del Caffè; caffè per lui, latte appena appena macchiato con brioche per la sua piccolina, poi si mettevano a gustarli seduti ai tavolini all'aperto nella piccola piazza dove gli ospiti delle terme si accomodavano a bere l'acqua e a leggere. Era quello il momento in cui l' orchestra iniziava a suonare e le cantati, ritte su di uno strano palco in marmo, intonavano brani tratti dalla lirica e dall'operetta e lei se ne stava lì, rapita, sognando e fantasticando di altre epoche e di altri luoghi.
Eppure c'era qualcosa che la infastidiva, era quell' aria aristocratica che pervadeva tutto che non le apparteneva, quell'opulenza, che a guardarla bene diventava già decadenza, che la intristiva...certo non lo sapeva ancora nel suo essere bambina ma avvertiva qualcosa dentro di lei, forse il suo essere irriverente che si faceva spazio tra i capelli biondi ben pettinati e i vestiti buoni, il suo carattere innocuamente ribelle che iniziava a manifestarsi.
Non lo sapeva lei, piccola come un soldo di cacio, ma l'aveva già capito lui che le permetteva di levarsi i sandali di vernice lucida, di nascosto dalla mamma e dalla nonna e la faceva correre a piedi nudi in quei parchi sorridendo felice e le faceva l'occhiolino mentre le ricordava che una 'vera signorina' non corre mai a piedi nudi."
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