Prima
di me ci sono stati 66 vincitori, più o meno. Dico più o meno
perché qualche genio, qualche mito indiscusso, è riuscito
nell'impossibile, ripetendosi e bissando un'impresa più unica che
rara.
E' a queste 66, più o meno, persone che è andato il mio
pensiero più volte negli ultimi giorni perché vincere la sfida
dell'Mtchallenge è un'emozione che si può solo immaginare ma che si
riesce a comprendere fino in fondo solo nel momento esatto in cui si scopre di aver
vinto.
Io
l'ho scoperto un lunedì sera uguale a tanti, grazie ad un telefono che vibrava all'impazzata nella
stanza accanto a quella in cui io cercavo disperatamente di addormentare
le mie figlie, prima cantando 'soavemente' e poi snocciolando Madonne
in più lingue quando nella mia testa ha iniziato ad affiorare la
flebile speranza che tutto quel trambusto suonasse per me come il
canto della vittoria e non come il presagio di tragedie e disgrazie familiari. Quello
che è successo nelle successive 72 ore non credo di averlo ancora
del tutto metabolizzato; un susseguirsi concitato di emozioni e
sensazioni intensissime. Esplosioni di gioia, orgoglio, soddisfazione
e poi il dover scegliere una ricetta su cui altri si sfideranno, la
paura dei tempi stretti, di nuovo l'affetto e i complimenti ricevuti ma
anche l'ansia da prestazione.
Quello che è accaduto nelle ultime 72 ore è stato semplicemente
bellissimo.
Non ringrazierò mai abbastanza Cristina per aver apprezzato il mio modo di intendere la cucina di pesce, che è senza
dubbio una delle mie favorite, e premiato la mia ricetta. Non ringrazierò mai
abbastanza nemmeno Alessandra per aver dato vita a questo gioco che è
veramente parte importante della mia di vita e la Redazione dell'Mtc, tutta, perché da subito si è messa a lavoro per me, per supportarmi
e sopportarmi in questo inedito ruolo di giudice(ma và, ancora non ci credo) e per tutti noi, per farci vivere ancora un'altra sfida a pieno, per
svelarci tutti i segreti necessari, per aiutarci ad imparare ancora qualcosa di nuovo.
E
dunque “I cannoli, o cannoncini, di pasta sfoglia e crema
pasticcera” sono
i protagonisti di questa nuova avventura dolce
targata Mtc; la numero 68.
Li
ho scelti perché mi diverto molto a prepararli e perché i dolci a
base di crema e
sfoglia sono i più amati dal mio occupante lato destro
del letto e, si sa, la mia è una
cucina che affonda profondamente e, talvolta violentemente, le radici negli affetti e nei sentimenti.
Per
questo motivo vi chiedo un piccolo sforzo in più, e accetto ogni
tipo di offesa mi stiate lanciando dato che so bene
che sto per chiedervi molti sforzi.
Vi chiedo di farvi ispirare dal
pensiero di qualcuno che nel bene, si spera, ma potrebbe essere anche
nel male io non ho pregiudizi di tipo sentimental-emotivo, è, o è stato, importante per voi.
Parenti,
amori, amici, nemici, sconosciuti intravisti in un bar, odiatissimi insegnanti delle scuole medie, quello che volete: la cosa che
conta è che vi ispiriate ai sentimenti che nutrite per questa
persona e che le dedichiate la vostra versione di cannolo. Quando l'avrete fatto raccontatemelo, nei modi e nei tempi che preferite, con una parola o con cento, come riterrete giusto per farlo in base al vostro modo di essere.
Per tutto ciò che comporta, invece, in dettaglio il Regolamento generale delle sfide e quello particolare di questa, vi prego di leggere attentamente tutto quello che è scritto nel post di Alessandra.
E
adesso mettiamoci all'opera che con le mani che lavorano, lo ripeterò
all'infinito, si pensa meglio.
Il
discorso, per quanto meno difficile di quanto si possa immaginare, è
senz'altro lungo.
Alla
base di questa sfida ci sono due elementi e dunque sono due i
procedimenti sui quali concentrarsi: la pasta sfoglia, che abbiamo
già incontrato qui e la crema
pasticcera, che spesso troviamo nelle nostre ricette dolci ma sulla
quale non ci siamo mai direttamente concentrati.
La
pasta sfoglia è uno dei grandi pilastri della pasticceria, leggenda
vuole che la sua origine sia dovuta all'errore, in questo caso
benedetto, del garzone di un fornaio che, avendo dimenticato di
inserire il burro in un impasto briseè, si dice abbia cercato di
rimediare al danno inserendo pezzi di burro nell'impasto in un
secondo momento. La ricetta della pasta sfoglia però viene
attribuita al cuoco-pittore Francois-Claude
Gelée nel XVIII secolo.
Si
tratta di un impasto composto da due elementi; il primo chiamato
panetto è costituito da una miscela di materia grassa e
farina o solo da materia grassa. Il secondo è un' impasto,
solitamente composto da farina, acqua e sale, che prende il nome di
pastello o scrigno.
E
scrigno è un nome appropriato se si considera che nella preparazione
della pasta sfoglia, di fatto, si avvolge completamente il panetto
con il pastello e poi si stende gradatamente con il matterello. La
pasta sfoglia è raramente prodotta in casa, comunemente viene
acquistata già pronta, di tipo industriale; il motivo è molto
semplice, quella della pasta sfoglia è una lavorazione lunga, molto
più lunga che difficile, che male si adatta allo “stile di vita
moderno e frenetico tipico dei nostri tempi” come si usa dire.
E
la verità è che è un peccato, è un peccato mortale per chi ama la
cucina, perché la pasta sfoglia fatta in casa, con tutta la cura e
la pazienza necessarie, è un qualcosa di meraviglioso, la sua
fragranza e la sua versatilità sono impareggiabili.
Non
esiste una sfoglia, esistono più sfoglie che io qui illustrerò solo
brevemente perché non si perda di vista la centralità della sfida
in sé e per sé; c'è un'unica sfoglia ammessa e quindi non mi
concentrerò in maniera approfondita sulle altre, favolose tutte in
ogni caso.
Sfoglia
all’italiana:
ormai poco usata a 5 giri, cioè 4 a 4 pieghe e l’ultimo a 3
pieghe. Molto usata a 4 giri: 2 pieghe a 3 alternate a 2 pieghe a 4,
oppure 3 giri a 4 pieghe, 4 giri a 3 pieghe o ancora 4 a 4
Metodo
tedesco:
si impasta il pastello con materia grassa e il panetto è costituito
da sola materia grassa
Metodo
francese:
molto simile all’italiana
Inglese
espresso:
si impastano brevemente farina, acqua, sale e materia grassa tagliata
a grossi cubetti
Queste
sono i principali metodi di lavorazione della sfoglia ma intorno a
questi si sviluppano le varie possibili ricette dei grandissimi nomi
della pasticceria mondiale e talvolta anche delle nonne che in
passato impastavano frequentemente a mano.
La
ricetta che ho scelto io è una delle favolose del Maestro Iginio
Massari, l'ho scelta perchè l'utilizzo di materia grassa anche nel
pestello le conferiscono una nota spiccatamente burrosa che amo
particolarmente e una consistenza friabile ma al tempo stesso
consistente sotto i denti, che ben si sposa , a mio avviso, con le
preparazioni dolci che prevedono una farcia e le salate che seguono
il modello dei vol au vent.
Per
quanto riguarda il metodo della sfogliatura io ho scelto, per una
questione di tempi e gusto personale, di fare una sfoglia a 3
pieghe a 3 alternate a 3 pieghe a 4. Ricordo in occasione della sfida sui Croissant citata precedentemente un'infografica meravigliosa ad opera della Dani; nonostante il mio procedimento non coincida del tutto, quello era un'impasto lievitato e il mio non lo è, guardatela vi è spiegato molto bene il giro a 3.
Prima
di lasciarvi la ricetta alcune cose alle quali è bene prestare
attenzione:
- La
consistenza del panetto deve essere simile a quella del pastello. Ma
date retta a me, per noi che lavoriamo per lo più tra le mura di
casa è meglio se il panetto è un po' duro del pestello.
–
Il burro deve avere buona acidità e resistenza allo stress. Si può
utilizzare burro estruso in placche con punto di fusione leggermente
più alto del burro (38°C anziché 36°C). Si può, io non l'ho mai
usato in vita mia, anzi non credo di averlo mai nemmeno visto questo
burro. Utilizzo solitamente burri di ottima qualità con una buona
resistenza allo stress.
- Il
sale va sciolto nell’acqua del pastello, nella misura di 10-20
g/kg farina
- La
sfoglia andrebbe lavorata in un ambiente climatizzato (umidità al
40%), idealmente su un tavolo refrigerato ma anche qui, se siamo a
casa nostra e non siamo ancora in grado di cambiare gli eventi
atmosferici e le stagioni in corso, non è che non facciamo la pasta
sfoglia. Ci attrezziamo e lavoriamo sui tempi di riposo in
frigorifero: se è caldo allungheremo i tempi di riposo, faremo
raffreddare più volte in frigo. Ricordate che il vero segreto è
guardare e toccare la pasta mentre la lavorate nelle varie
stratificazioni, lei vi dirà quando è stanca ed ha bisogno di
riposare. Se risulterà difficile da stendere durante i giri vorrà
dire che è una pasta stressata e che deve riposare, se sentirete la
materia grassa trasudare dalla pasta anche; dritta in frigo.
- La
pasta sfoglia va tirata sempre nel senso delle due aperture,
altrimenti in fase di cottura si ritira
- Rispettate
i tempi di riposo. Sempre e comunque anche se non ne avete voglia,
ne va del risultato finale. Ricordate che più la farina è forte
più i tempi si allungano. Tendenzialmente preferite farine non troppo deboli, preferite farine medie(da 180W fino a 280W)
- Per
evitare che si formi la crosta avvolgete ,di volta in volta, la
pasta in un sacchetto di plastica o in pellicola alimentare e
riponetela in frigorifero
- La
cottura ideale dovrebbe essere a 190°C-200°C forno statico.
Sappiamo però che ogni forno è diverso perciò conoscendo il
vostro fate attenzione.
- Si
conserva a crudo non oltre 2/3 giorni in frigorifero ma si può
congelare e successivamente utilizzare, perciò quando decidete di
farla fatene in quantità.
Un
ultimo consiglio, tutto mio, preparatela il giorno precedente a
quando la cuocerete.
I
tempi di riposo che troverete nella spiegazione della ricetta che
segue sono fondamentali ma io che lavoro la sfoglia in maniera,
comunque, casalinga trovo che si possa apprezzare un risultato ancor
migliore se la sfoglia, una volta pronta, riposa in frigo per una
notte prima di essere cotta.
Di seguito ho inserito l'infografica splendida della Dani.
Pasta
Sfoglia per cannoli o cannoncini
Ingredienti
per
il panetto
350
g burro
150 g farina 00
per il pestello
350
g farina 00
150 g burro
20 g sale(io 10g)
Malto
(facoltativo) g 10
Acqua fredda g 50
Vino bianco secco g
60
Procedimento
Per
prima cosa ho provveduto a preparare il panetto. Si può fare a mano
su un piano, su una spianatoia o con l'aiuto della planetaria usando
la foglia.
Ho
utilizzato il burro ancora freddo di frigorifero e l'ho amalgamato
con la farina.
Il composto non va lavorato troppo a lungo, deve
essere omogeneo ma il burro deve mantenere una discreta plasticità.
Fatto questo ho modellato il panetto dandoli una forma quanto più
rettangolare possibile e l'ho avvolto in pellicola alimentare e
riposto in frigo per un’ora e mezzo(foto1).
Nel
frattempo ho preparato il pastello inserendo la farina e il burro in
planetaria munita di gancio e impastando con i liquidi; l'acqua
fredda con il sale disciolto all'interno e il vino bianco secco
freddo anch'esso. Si può fare anche a mano, distribuendo all'interno
della farina disposta a fontana gli altri ingredienti ed impastando
con i liquidi manualmente.
A
questo punto ci troviamo difronte ad un bivio: alcuni sostengono sia
bene lavorare molto l'impasto altri invece che sia meglio lavorarlo
poco, lasciandolo un po' grezzo poiché saranno le stratificazioni
successive, dovute ai passaggi dei vari giri e stesure a rendere
l'impasto liscio e perfetto. Io seguo questa seconda strada, perciò
lavorate l'impasto quel tanto che basta ad ottenerlo compatto anche
se leggermente grumoso(foto2).
Ho avvolto l'impasto nella pellicola e
l'ho fatto riposare in frigo per mezz'ora. Si può lasciare anche
fuori dal frigorifero, in verità fate come preferite, personalmente
preferisco i riposi al fresco. Trascorso questo tempo ho ripreso
l'impasto e l'ho steso con il mattarello cercando di darli una forma
rettangolare fin da subito. Tenete a mente che durante la
preparazione la forma rettangolare va mantenuta il più possibile
affinché non ci siano sovrapposizioni di pasta e non si rischi di
ottenere una sfogliatura troppo disomogenea, ricordate anche che
durante tutti i passaggi della lavorazione il mattarello e il piano
andranno sempre leggermente spolverati di farina, per evitare che la
pasta si attacchi.
Ho steso la pasta allo spessore di 1 cm circa e
ho steso anche il panetto freddo, disponendolo tra due fogli di carta
forno e dandoli inizialmente dei colpi con il mattarello fino ad
abbassarlo e poi quando appare di nuovo lavorabile con il mattarello
in maniera classica fino a che non è della solita altezza del
pastello ma di metà lunghezza, in modo tale che una volta poggiato
nella parte centrale della pasta(foto3) sia possibile ricoprirlo con i due
lembi di pasta(foto4).
A questo punto mantenendo i lati aperti in alto e in
basso ho eseguito il primo giro a 3, portando la parte alta verso il
centro e ricoprendola con quella in basso in modo tale da ottenere
tre strati di pasta sovrapposti(foto 5) ed ho steso la pasta. Subito dopo ho
eseguito la prima piega a quattro, ho ribaltato il lato inferiore e
quello superiore verso il centro e poi ho chiuso a libro la pasta(foto 6), in
modo tale da ottenere quattro strati(foto 7). Ho messo in frigorifero a
riposare per 45 minuti circa. Una volta ripreso l'impasto l'ho steso,
sempre in forma di rettangolo, mantenendo il lato chiuso alla mia
destra. La pasta sfoglia si stende sempre nel solito verso, lato
aperto davanti,lato chiuso a destra, e sempre lavorando il più
possibile in verticale ed aggiustando via via in orizzontale.
A
questo punto ho eseguito tutti i giri, sono ancora 4 in totale, 2 a 3
e 2 a 4, alternandoli e intervallandoli dopo ogni giro con riposi in
frigo di 20-30 minuti.
Una volta eseguiti tutti i giri la vostra
sfoglia sarà pronta per essere cotta, deve fare solo un ultimo
riposo in frigo di minimo un'ora. Io come già detto lo lascio
proprio dormire tutta la notte.
L'ultima di questa serie di foto(numero 8)mostra la sezione di pasta che si ottiene tagliandone una parte a lavorazione e riposi completati.
Spero di essermi spiegata chiaramente soprattutto per quanto riguarda il procedimento di giri e stratificazioni, se così non fosse su internet è facile trovare svariati video in cui si può vedere l'esecuzione di tutti i giri e le pieghe; avrei voluto inserirne io stessa uno nel post ma confesso che la mia scarsa propensione verso la tecnologia ha fatto sì che fallissi, non ci sono riuscita.
Procediamo, che siamo
pronti per passare al livello successivo, come dicevano gli
appassionati di video-giochi quando ero ragazzina.
Sua
maestà la Crema Pasticcera. La crema pasticcera è, per usare le
parole del Maestro Massari, la “madre di tutte le farciture dei
dolci italiani”. La sua importanza nelle preparazioni dolci è
enorme e spesso lo dimentichiamo.
La
crema pasticcera è un composto di zucchero, tuorli d'uovo, amidi,
latte e aromi quali la vaniglia e il limone; non è difficile da
realizzare e con attenzione si ottiene un prodotto meraviglioso in sé
o pronto per essere trasformato in qualcos'altro grazie all'aggiunta
di ingredienti vari e a particolari lavorazioni. La crema Diplomatica
si ottiene aggiungendo crema Chantilly alla crema pasticcera, la
Chibouste come
base ha la crema pasticciera a cui vengono incorporate la meringa
italiana e la gelatina, e le varie creme al cioccolato e alla frutta
sono anch'esse realizzabili a partire dalla crema pasticcera. Solo
per citarne alcune tra le molte strettamente legate alla “nostra
regina”.
Ho
scelto di realizzare tre tipi di creme perché anch'io, come voi, ho
cucinato i miei cannoli con il pensiero rivolto verso qualcuno,
solo che il mio qualcuno non era uno, era molti, eravate voi.
Ho
pensato di preparare la prima ricetta, una crema pasticcera al
limone, seguendo il metodo classico, la ricetta di casa mia, per tutti
quelli che amano la tradizione, traendo ispirazione da coloro che
identificano la cucina della nonna con un porto sicuro, un luogo di
serenità e di verità. I sentimentali .
La
seconda crema che ho preparato è anch'essa una crema pasticcera,
stavolta alla vaniglia, realizzata con un metodo diverso da quello
canonico. E' il metodo usato dal pasticcere piemontese Montersino,
ma non soltanto da lui, che tratterò durante la spiegazione della
ricetta e l'ho scelto per tutti quelli di voi che amano le strade
alternative. Quelli che dopo aver imparato un qualcosa vogliono
vedere se esistono vie meno battute per raggiungere le solite
straordinarie mete. I curiosi.
Infine
la terza crema che ho preparato è una crema al cioccolato, per
realizzarla ho seguito una ricetta del celebre Ernest Knam, in cui alla
crema pasticcera viene sostanzialmente aggiunta una ganche al
cioccolato. L'ho
scelta per quelli di voi che amano andare oltre, partire da un punto
per approdare in un altro, quelli che, in fin dei conti, amano le trasformazioni. Gli avventurosi.
Infine,
e poi finalmente passiamo alle ricette, queste creme sono solo un
puntino nell'infinito mondo delle farciture a base di crema, io ho
cercato di proporre delle varianti interessanti, che potessero
rendere almeno in parte l'idea della vastità di preparazioni
possibili a cui potrete, anzi dovrete, attingere per realizzare la vostra
versione.
Crema
Pasticcera al limone ricetta classica
Ingredienti
250 ml
latte intero
20g
di amido di mais
10g
di farina
60g di zucchero semolato
3
tuorli d'uovo
25g
di burro morbido
scorza
di limone non trattato(io Costiera Amalfitana)
Procedimento
In
una casseruola ho portato il latte ad ebollizione con con due
pezzetti di scorza di limone, si deve fare attenzione ad eliminarne
la parte bianca, poiché è amara, e una volta spiccato il bollore
l'ho tolto dal fuoco. Nel frattempo ho sbattuto in una ciotola i
tuorli con lo zucchero, l'amido e la farina, precedentemente
setacciati. Ho versato a filo il latte ancora caldo, in due tempi, la
prima per uniformare, sul composto di uova e polveri e ho rimesso il
tutto sul fuoco facendo cuocere a fuoco vivace senza mai smettere di
mescolare per pochi minuti. Fuori dal fuoco ho incorporato il burro,
ho trasferito la crema in un altro contenitore che a sua volta ho
inserito in una ciotola contenente acqua e ghiaccio. Non va
sottovalutata l'importanza di questo passaggio perché l'uovo è un
ingrediente molto delicato in questo caso; il suo processo di
coagulazione si compie tra 52°e 67° perciò è importante fare
attenzione a non andare oltre con la cottura, si rischia di alterarne
il sapore e rovinarne la consistenza, ed evitare che la crema
continui a cuocere una volta fuori dal fuoco, abbassandone
velocemente la temperatura che idealmente dovrebbe scendere fino ai
50°. Infine ho coperto con pellicola alimentare a contatto e messa
in fresco.
Crema
pasticcera alla vaniglia, di Montersino
Ingredienti
200ml
Latte intero
50ml
di panna liquida fresca
50
gr di zucchero
1
stecca di vaniglia(io Thaiti)
75
gr di tuorli
8 gr
di amido di mais
8
gr di amido di riso
Procedimento
Ho
portato a ebollizione su fiamma moderata il latte, la panna, i semi
della vaniglia e la stecca stessa. Poi ho montato a parte i tuorli
con lo zucchero
e successivamente vi ho aggiunto gli amidi.
Fin
qui nulla di nuovo ma la variante è alle porte: quando
il latte inizierà a bollire sarà il momento di unire la massa di
uova, senza mescolare. Perciò ho versato il composto di polveri e
uova ben montate e il composto invece di toccare il fondo è rimasto
a galla, perchè montando hanno inglobato molta aria. Ho atteso
qualche istante e nel momento in cui ha nuovamente spiccato il
bollore ho abbassato il fuoco al minimo e iniziato a mescolare
vigorosamente posizionando la frusta nell centro. Bastano pochi
istanti e la crema è pronta, liscia e vellutata.
Come nel caso precedente ho trasferito la crema in un altro
contenitore che a sua volta ho inserito in una ciotola contenente
acqua e ghiaccio. Coperto con pellicola a contatto e messa in fresco.
Crema
al cioccolato, di Knam
Ingredienti
per
la crema
250
gr di latte intero
1⁄2
bacca di vaniglia
15
gr di farina 00
5 gr di fecola di patate 2 tuorli
40 gr di
zucchero
per
la ganache al cioccolato fondente:
125
gr di panna fresca
190 gr di cioccolato fondente tritato (nel mio
caso al 75% di cacao)
Procedimento
Ho
proceduto con la preparazione della base di crema pasticcera
classica, come descritto in precedenza. Poi ho preparato la ganache
al cioccolato fondente scaldando
la panna fresca sul fuoco e una volta spiccato il bollore versandola,
fuori dal fuoco, sul cioccolato fondente precedentemente tritato. Ho
mescolato vigorosamente con una frusta il composto finché non è
risultato liscio e lucido e ho lasciato raffreddare, sempre immergendo in acqua e ghiaccio.
A
questo punto ho unito i due composti, crema pasticcera e ganachè al
cioccolato fondente, ottenendo una crema consistente e vellutata dal
retrogusto burroso.
Ed
eccoci giunti all'ultimo nostro step, altresì detto “l'agognata
fine”.
Una
volta pronta la pasta sfoglia, e pronte le farce, ho preparato i
cannoli.
Ho
ripreso la pasta sfoglia, ne ho tagliato un pezzetto(la pasta è
molta perciò a meno che non vogliate fare tantissimi cannoli ve ne
avanzerà anche per altre preparazioni) e l'ho steso alto circa 1cm,
poi ne ho ricavate tante strisce larghe circa 1,5 cm che ho arrotolato
sullo stampo per cannoli, via via sovrapponendo leggermente la parte
di striscia che andavo arrotolando su quella già arrotolata. In
molte ricette questo passaggio non prevede alcuna spennellatura, io
invece preferisco spennellare appena con uovo sbattuto la parte
interna della striscia prima di arrotolarla per avere una maggiore
stabilità della forma in cottura. Ne ho realizzati di due tipi, aperti da entrambe le parti a forma di piccolo cannolo e chiusi da una parte e aperti dall'altro a forma di piccolo cannone o cornucopia. In sostanza non cambia niente, solo la forma dello stampo sul quale vengono arrotolate le strisce di pasta.
A questo punto ho passato i
cannoli in frigo per 15 minuti e una volta ripresi, li ho spennellati
in superficie con uovo sbattuto, ho spolverato con zucchero a velo e
li ho lasciati cuocere in forno statico a 190° per 15/20 minuti
circa.
Mantra: ogni forno è un forno a sé, controllare sempre.
Ho
sformato i cannoli dopo averli fatti raffreddare e li ho farciti con
le tre creme preparate, infine mi sono divertita a guarnire con
granella di mandorle quelli alla crema pasticcera alla vaniglia e con
briciole di petali di rosa(della mia rosa, personalmente essiccati)
quelli con crema al limone.
I cannoli farciti alla crema al fondente
li ho serviti senza alcuna guarnizione, sarebbero risultati troppo
pesanti.
Una piccola nota: i cannoli a contatto con le farciture andrebbero isolati per evitare che si ammorbidiscano e si bagnino a causa dell'umidità; se noi li facciamo artigianalmente e li consumiamo subito non andremo incontro a questo problema e non sarà fondamentale isolarli ma se decidiamo di preparali con largo anticipo o nel caso in cui decidessimo di farcirli con preparazioni a base di gelato allora lo diventa e la strada più semplice a livello non professionale(a livello professionale si isola con burro di cacao, con cacao micronizzato,ecc.) è quella di spennellare l'interno dei cannoli cotti con del cioccolato fuso temperato.
Ora
sta a voi, alla vostra bravura, alla vostra pazienza, alle vostre
mani e alla vostra sensibilità trovare la via, sia tecnica sia
emozionale, capace di portarvi verso la vostra personalissima
versione del cannolo perfetto.
Una cosa sola, mi piace immaginare che
lo farete con il sorriso, se potete trasformate questa mia fantasia
in realtà: DIVERTITEVI!
Questo è il meraviglioso banner creato appositamente dalla geniale Mai