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sabato 19 gennaio 2013

Delle arancine, delle radici e delle ombre sul muro



Il 6 Novembre in un paesino al centro della Turchia, un paesino che sembra appartenere ad un altra epoca, é andata via la luce.
Dalla finestra del piccolo ostello Efe le mille lucine che si sono spente mi sono sembrate mille lucciole decise ad andarsene a letto per ripararsi dal primo vero freddo dell'anno.
Il proprietario dell'ostello ha bussato alla porta ed ha consegnato ad un ragazzone stupito e divertito una candela accesa per far luce nella notte.
Il paese, patrimonio dell'Unesco, si chiama Safranbolo che significa letteralmente città dello zafferano, safran in turco vuol dire zafferano.
Sul muro della camera di questa vecchia casa ottomana difronte all'ombra gigantesca del ragazzo con la candela in mano c é una seconda ombra, questa piccolina, e l ombra piccolina racconta.
Racconta una storia di immigrazione italiana, una storia di immigrazione come tutte le altre e perciò unica, esattamente come tutte le altre.
Benvenuta Palermo.
Benvenuta Palermo non é un esclamazione, é un nome, incredibile come nome ma regolarmente registrato all'anagrafe, e qui inizia la storia e qui si capisce il legame con le arancine siciliane.
Benvenuta Palermo incontra a diciannove anni l amore della sua vita, lo incontra perché lui é un militare ed a quei tempi i militari avevano una tessera per il pane; lei serve il pane nella pasticceria di famiglia.
Lui si chiama Vincenzo Geloso, é magro magro e di poche parole ma tornerá lí tutti i giorni e tutti i giorni dirà qualche parola in più.
Siamo in una Sicilia di altri tempi dove l amore non sempre riesce a colmare le esigenze di una famiglia perciò Benvenuta e Vincenzo sposati con due figli piccoli ed una carovana sgangherata di tradizioni al seguito lasciano la loro terra, la loro amatissima Sicilia e partono in direzione della loro personale terra promessa: la Toscana.
Quello che ancora non sanno é che in realtà sono già in quattro perché nel grembo di quella capricciosa Siciliana cresce il terzo frutto dell'amore che per tutta la vita legherá lei ed il silenzioso uomo dalle mani d oro che é suo marito Vincenzo.
Il bambino nascerà sette mesi dopo, ultimo figlio dei due, il primo nato in Toscana, quel bambino sarà il padre della piccola ombra che racconta.
La piccola ombra ha una sola casa, é nata e cresciuta nella stessa città toscana in cui é cresciuto quel bambino, suo padre, é toscana ma le sue radici affondano in tanti altri suoli, e in uno di questi si cucinano e si mangiano le arancine.
Per questo motivo si emoziona e si commuove quando pensa alla panatura dorata e croccante che avvolge uno scrigno di riso, giallo per via dello zafferano e profumato per via del brodo, quando pensa al delizioso ripieno di ragù e piselli la piccola ombra ricorda le mani d oro di quel suo nonno silenzioso che che lavorano, precise e veloci.
Quando per Santa Lucia il babbo ( é pur sempre toscana) della piccola ombra fa le arancine le sue mani sono uguali a quelle di suo padre e questi due uomini così diversi tra loro, il militare siciliano che conosceva solo il dialetto e l ingegnere toscano che non ha nessun accento quando parla perché tra il dialetto siciliano e la calata pistoiese ne é uscito un italiano da far invidia a chi ha studiato per anni dizione, nel momento della preparazione delle arancine sono uguali, in tutto e per tutto.
Mentre parla la piccola ombra sa che l uomo davanti a lei le vuole molto bene perchè conosce già questa storia, lei gliela ha raccontata forse un milione di volte, ma lui non la interrompe mai ed alla fine dice : Appena si torna a casa, arancine siciliane e arancine toscane per tutti, bimba!