giovedì 15 dicembre 2016

Fudge di Francesca in versione salame:il mio primo The Recipe-Tionist

Ci sono molte prime volte nella vita di ciascuno, questa per me è una prima volta speciale: il mio primo THE RECIPE-TIONIST!
Sono entusiasta perchè partecipare significa entrare in punta di piedi nel mondo di qualcun'altro e cercare di rendergli un personale omaggio, un attestato di stima, un gesto d'affetto.
Così sono entrata nel mondo di una grandissima cuoca e disegnatrice eccelsa, di una donna divertente e unica Francesca Carloni del blog Ricette e Vignette, l'ho fatto attraverso un viaggio all'interno di quel suo blog, che in tutta onestà già da tempo seguo.
Entrare in questo specifico blog significa scoprire un universo di ricette interessanti ed invitanti, tanto che scegliere quale creazione interpretare non è stato affatto semplice. Alla fine ho deciso di rifare il suo Fudge alle nocciole principalmente per due motivi : primo, la mia scarsa abitudine a realizzare dolci con il cioccolato come elemento principe è stata negli ultimi mesi spazzata via dalla volontà di una piccola dittatrice treenne che abita con me e che pare essere nata con la voglia perenne di cioccolato e secondo, l'imminente arrivo del Natale perchè nessun periodo dell'anno si sposa bene con i dolci goduriosi dal sapore d'infanzia come questo.
Come il regolamento di The Recipe-tionist, nato dalla mente geniale della cara Baker, indica ho modificato un solo ingrediente rispetto all'originale fudge di Francesca, sostituendo la parte croccante data dalle nocciole con biscotti secchi. Per quanto riguarda invece la forma ho scelto di presentare il dolce in versione salame. L'intento è stato quello di mantenere la natura della ricetta inalterata ma al tempo stesso di unirla alla tradizione italiana del salame di cioccolato. Ecco il risultato: 

SALAM-FUDGE PER THE RECIEPSIONIST

Ingredienti(due salam-fudge di 15cm ca.)

375 g di cioccolato fondente
375 g di latte condensato
50 g di burro
50 g di biscotti secchi tritati grossolanamente

Ho unito tutti gli ingredienti, ad eccezione dei biscotti, in una ciotola capiente e li ho fatti sciogliere delicatamente a bagnomaria. Ho mescolato accuratamente e poi vi ho aggiunto i biscotti precedentemente tritati grossolanamente. Ho diviso il composto in due parti e disposto su fogli di carta forno, che ho arrotolato bene e legato alle estremità in modo da ottenere due grosse caramelle. Ho fatto riposare il tutto per una notte intera in frigorifero ed al momento di servire il dolce ho eliminato l'involucro e tagliato a fette il Salam-fudge.
Semplice e magnifico.
Grazie Francesca!
Grazie Flavia, ops, Baker!



martedì 22 novembre 2016

Tiramisu al tabacco e rum con sentore di mandarino



Andrò contro corrente, già lo so, non che la cosa mi sconvolga più di tanto, ci sono abbastanza abituata.
Non mi piacciono i belli e dannati, mi piacciono i bravi ragazzi, ecco, l'ho detto.
Il bel tenebroso, quello dal passato misterioso e dal presente travagliato, quello che ti seduce con lo sguardo tagliente e poi sparisce per ricomparire quando meno te lo aspetti, quello dal fascino magnetico e dai comportamenti contorti che ti conquista con il suo carico di impenetrabilità, suscita il mio interesse per i primi cinque minuti scarsi, poi mi annoia, tremendamente.
Non so dire con esattezza quale sia il motivo ma c'è qualcosa in questo genere di esemplare maschio che non mi convince, che mi sa di finto, di artefatto, come se tutte quelle energie spese ad incarnare carisma da tormentato e “sintomatico mistero” nascondessero soltanto un forte narcisismo ed uno scarso interesse dell'altro in genere.E poi, lo ammetto, quando intercetto lo sguardo sempre lanciato di tre quarti del maledetto di turno l'unico pensiero che mi attraversa davvero la mente è “Ma non li viene il nobiliare(altresì detto torcicollo) a questo?”
E anche il bastardo, quello che ti tira di qua e ti molla di là, non è che con me abbia mai avuto un gran successo; insomma i Pooh  Ferradini(meno male che Ceciclia mi ha corretto), con la loro tanto famosa 'Teorema', altro che migliaia di dischi venduti, fosse per me avrebbero fatto la fame.
Le stesse storie d'amore struggenti e sofferte in cui il vero amore è ambiguità, fuoco e dannazione mi appassionano e mi piacciono un sacco se sono letteratura o cinema, o anche vita vera sì, ma degli altri.
Io devo stare bene, se sto male e soffro me ne vado.
Mi piacciono i bravi ragazzi, l'ho già detto, ma vorrei che fosse chiaro che non è una questione di estetica; non intendo i bravi ragazzi ben vestiti e che non dicono parolacce, intendo che ho un debole per l'uomo che c'è, per quello che non si sente “de-machizzato” ad essere educato, per quello che sa cosa è giusto o sbagliato e fa la cosa giusta, per quello che si impegna nella vita, per quello che ci tiene e lo dimostra, per quello che rimane e ci prova a fare andar bene le cose, sempre.
E questi bravi ragazzi non solo mi piacciono ma mi intrigano e diventano dannatamente sexy ai miei occhi quanto più sono capaci di lasciarsi andare a qualche innocuo peccatuccio se serve, quanto più sono capaci di dimostrare che anche un bravo ragazzo può compiere qualche follia di tanto intanto e mi sciolgo, definitivamente, se nel momento in cui decidono di fare qualcosa di inaspettato da parte loro lo fanno con ironia.
Mia cara Susy May, bravissima cuoca e spumeggiante vincitrice della sfida n60 dell'Mtc, tu ci hai messo alla prova chiedendoci di trovare il corrispondente cinematografico della nostra idea di “massima sexitudine” e poi di realizzare, ispirandoci a questa, una nostra versione del dolce al cucchiaio per eccellenza,il Tiramisu, ed io non potevo non ispirarmi ad una delle commedie romantiche più divertenti di sempre, un film che non mi stanco mai di vedere “ A piedi nudi nel parco”, di Gene Saks, datato 1967 e tratto dall'omonima commedia di Neil Simon.
E' lui, il Paul interpretato da un bellissimo Robert Redford, l'uomo irresistibile per me: l'uomo "impettito e dignitoso” capace di prendersi una sbornia colossale e camminare a -15° a piedi nudi nel parco per dimostrare alla sua lei che sa essere altro da se stesso, quello con la prontezza di spirito di rispondere, nel pieno di una crisi isterica di lei che lo accusa di essere talmente perfettino da dormire con la cravatta, “solo in casi molto speciali” e subito dopo “ora cara io mi infilo nel nostro mini lettino singolo, se vuoi seguirmi si dorme sulla destra stanotte”.
Non a caso io nella vita vera sono un tornado ed ho scelto come compagno di viaggio l'occupante lato destro del letto.

Ecco di seguito il mio tiramisù ispirato dunque a questo film; alcolico in onore della scena di una ubriacatura sinonimo di una piccola ribellione al quotidiano dell'uomo perfetto e a base di tabacco perchè fumoso e pittoresco è il ristorante in cui si svolge la cena che precede la grande litigata tra Paul e Corie, in una scena a dir poco esilarante.


venerdì 28 ottobre 2016

Peposo(per uomini duri)






Oggi secondo il calendario AIFB ricorre la GIORNATA NAZIONALE DEL PEPOSO ed io in quanto toscana che ama visceralmente la sua toscana ho pensato di realizzare un mio piccolo contributo per l'occasione.
C è di più; l'ambasciatrice di questa giornata è una foodblogger seria che stimo molto e mi permetto di dire anche un'amica, SARA SGUERRI.
Il piatto che ho preparato segue la ricetta originale che mi è stata data anni fa da un amico dell'Impruneta, questa prevede che sul fondo del coccio in cui viene cotta la carne si usi come parte grassa del grasso di manzo che sciogiendosi pian piano in cottura penetra fin dentro la carne. Il sapore che questo passaggio conferisce al peposo è intenso e persistente, d'altro canto questo piatto nasce anche per fornire le giuste energie agli uomini che un tempo svolgevano lavori molto faticosi ed avevano bisogno di rifocillarsi con qualcosa di forte ed energetico. Da qui il mio "Per uomini duri".
A voi che leggete questo post non posso che consigliare di non fermarvi qui ma di andare a leggere il bellissimo articolo che Aifb ha dedicato a questa giornata e a questo capolavoro culinario ed ovviamente anche di andare da Sara.

Peposo(per uomini duri)

Ingredienti (3/4 persone)
750 g di muscolo di manzo
3 spicchi d'aglio
1/2 porro
10 g ca di pepe in grani
750 ml di Chianti Classico
salvia
rosmarino
sale

Ho tagliato la carne in pezzi di media dimensione,e l'ho fatta rosolare nel grasso di manzo a fuoco moderato su tutti i lati in una pentola di coccio.
Ho unito l'aglio schiacciato,il porro a listarelle,il pepe in grani,un rametto di rosmarino,qualche foglia di salvia ed ho coperto tutto con il vino.
Successivamente ho fatto cuocere lentamente, a fuoco abbastanza basso il tutto per 2 ore e mezzo minimo, ho salato ed aggiunto una manciata di pepe macinato fresco.
Ho accompagnato il tutto con fette di pane toscano sciapo e tostato.

martedì 25 ottobre 2016

MTC Evolution- tapas per la Mai






















"Imparare è una decisione libera, come aprire la bocca"
Vorrei, fortemente vorrei, aver scritto io queste parole, purtroppo non è così. 
In realtà non me ne sono ancora fatta una ragione, visto che riassumono così bene parte del mio pensiero ma ci sto lavorando e nel frattempo le faccio mie, partendo da qua per provare a spiegare quello che è il mio tema di questa 60esima sfida per MTC.
Ho voluto che il filo conduttore di questa sfida fosse l'evoluzione, la mia evoluzione, in pieno corso d'opera, da quando faccio parte di questa meravigliosa famiglia sopra le righe che è l'MTC.
Evoluzione dunque ed evolversi significa letteralmente trasformarsi gradualmente. Quello che il concetto di evoluzione però non comprende a priori è il miglioramento; ci sbagliamo quando ci pensiamo che il nostro evolverci ci renda necessariamente migliori, perchè una lenta trasformazione sia di segno positivo ci vuole qualcosa in più.
Ci vuole l'atto libero e consapevole di imparare, imparare studiando sui libri, imparare facendo esperienza, imparare dalle persone, con le persone.
L' MTC mi ha dato e mi sta dando la possibilità di fare tutto questo. Da quando ne faccio parte mi sento in continua evoluzione, lo devo a tutto ciò che lentamente(i miei tempi di apprendimento son quello che sono ) questa realtà mi sta insegnando, in primis in ambito culinario, ma non solo. E' per questo che quando la Mai, meravigliosa vincitrice della scorsa sfida con le sue magistrali 'gnoccozze', ha scelto di farci gareggiare a suon di tapas facendoci camminare come equilibristi su un unico filo conduttore, ho deciso che il mio tema sarebbe stata la mia evoluzione e che lo avrei interpretando rivisitando tre piatti che avevo precedentemente realizzato in occasione di tre delle sfide passate. 
Ho cercato di ripensare a questi piatti alla luce di ciò che ho imparato fino ad oggi nella consapevolezza di star vivendo una lenta trasformazione, in cui l'errore è sempre dietro l'angolo, che mi rende oggi diversa da ieri e domani mi vedrà diversa ancora.
Ho scelto di farlo con tre piatti che per me hanno un valore speciale: il piccione ripieno con cui avevo partecipato alla sfida della Patty, la farinata con gli stracci con cui ho giocato nella sfida della Vitto e le tartellette con caprino e peperoni realizzate per la Baker.
Il piccione ripieno di castagne con salsa al Vin Santo, che ho voluto perché, a dispetto dell'aspetto esteriore poco invitante, è uno dei piatti più buoni che abbia mai fatto, lascia il posto alla quaglia; più piccolo è il volatile più faticosa la disossatura e la ricucitura e volevo vedere se avevo imparato bene, la salsa muta in gelatina per un gioco di contrasto freddo caldo, il cavolo sostituisce le patate.
La scelta della tartelletta è dovuta alla grande emozione che ho provato quando ho scoperto che la mia ricetta avrebbe avuto un posto nel libro dedicato alle torte salate.Qui diventa montadito, la rivisitazione è in direzione del togliere anziché mettere, all'insegna del 'less is more' ho cercato di mantenere i sapori di base ed esaltarli conservandone la nota fresca che mancava in parte alla mia tartelletta perciò cotture veloci ma intense e olio aromatizzato al posto dell'uovo pochè.
Infine il pincho di farinata con gli stracci non poteva che essere una delle mie scelte perché è il piatto del cuore e senza il cuore non si fa nulla. Sarò onesta questa è stata la trasformazione più blanda, ho soltanto fritto la farinata(ma non è una grande novità)invece di lasciarla nella versione originale di zuppa, la rivisitazione sta nell'aver realizzato una panatura di farina di mais per spingere al massimo sulla croccantezza e nell'aver aggiunto un formaggio fresco che parla toscano. Insomma, allontanarmi da mia madre è stato difficile ma ci ho provato.
Ora spero che le ricette possano sostituire degnamente le parole ma prima un'ultima nota: io non sono brava con la macchina fotografica e so che ciò che volevo si intuisse nell'impatto con l'immagine non si intuisce proprio per niente...perciò: i libri su cui sono disposti i piatti dovrebbero rappresentare la scala della vita fatta di conoscenza e di esperienza, da salire scalino,dopo scalino per poter migliorare evolvendosi. Perdono a mani giunte.



Ringrazio la Mai tanto, ringrazio tutti i partecipanti dell'MTC che tanto mi hanno dato e mi danno.




TAPA DI QUAGLIA RIPIENA DI CASTAGNE CON GELATINA DI VIN SANTO SU PURE' DI CAVOLFIORE


Ingredienti(per 4 persone)

per le quaglie farcite
4 quaglie
150 g di rigatino(o pancetta stesa)
8|10 ballotti
150 g di mollica di pane
finocchietto selvatico fresco
sale pepe qb

per la gelatina di vin santo
250 ml di vin santo
1 cucchiaio di zucchero
metà foglio di colla di pesce(7 g ca.)

per la salsa gravy
fondo di cottura quaglie
brodo di quaglia(ossa quaglie,carota,sedano,porro,patata)
noce di burro
sale pepe qb

per il purè di cavolfiore
cime di un cavolfiore di piccole dimensioni
mezzo bicchiere di acqua di cottura
olio qb

Per prima cosa ho disossato le quaglie seguendo il procedimento indicato qui.
Ho preparato il brodo di quaglia facendo prima tostare le ossa delle quaglie con carota, sedano, patata e porro in una pentola dal fondo spesso con una noce di burro e un filo d'olio poi ho aggiunto acqua fredda di frigorifero, aggiustato di sale ed ho fatto sobbollire il tutto per un paio d'ore, al termine ho filtrato il brodo e l'ho messo da parte. Mentre il brodo cuoceva ho preparato la farcia, unendo il pane precedentemente ammollato nel latte e strizzato, i ballotti spezzettati e il finocchietto selvatico tritato grossolanamente. I ballotti sono castagne lessate con acqua aromatizzata, il procedimento è semplice e lo trovate qui. Successivamente ho riempito le quaglie con la farcia,le ho avvolte nelle fette di rigatino, le ho ricucite e le ho avvolte in carta forno e carta stagnola a formando una caramella che ho lasciato riposare in frigo per una nottata intera.
Ho preparato la gelatina al Vin Santo scaldando questo con lo zucchero ed aggiungendovi la gelatina alimentare precedentemente ammollata in acqua fredda e strizzata. Ho miscelato il tutto e fatto rapprendere in frigirifero per minimo 5 ore. Non ho fatto bollire il vin santo perchè non volevo evaporasse l'acool, volevo una gelatina alcoolica.
Ho quindi ripreso le quaglie e le ho fatte rosolare in padella pochi secondi su tutti i lati mantenendole nella carta forno per non perdere i succhi e per non bruciare la bardatura di rigatino, poi ho tolto la carta e le ho fatte cuocere in forno a 180° per circa 15 minuti, ho ultimato la cottura a 200° per 5 minuti per ottenere un esterno molto croccante.Mentre le quaglie cuocevano ho cotto a vapore le cime di cavolfiore ed una volta tenere ho preparato il purè montandolo con un frullatore ad immersione con un pò di acqua della cottura a vapore e olio d'oliva inserito a filo,cercando di incorporare aria, ho aggiustato di sale e pepe.
A questo punto ho preparato il gravy deglassando il fondo di cottura delle quaglie con il brodo ed ho fatto restringere la salsa sul fuoco, per ottenere la giusta consistenza e lucidità alla salsa vi ho aggiunto una noce di burro e l'ho incorporata energicamente.
Ho impiattato il tutto: purè sotto, sopra la quaglia e intorno salsa gravy e gelatina alternati. Purtroppo la giornata era piovosa ed il calore delle luci artificiali ha fatto si che la gelatina si sciogliesse, sapevo di correre questo rischio avendo usato poca colla di pesce ma non volevo che la gelatina fosse troppo dura...ho sbagliato,scusatemi, a mia discopla posso dire che i fortunati commensali hanno potuto vedere e gustare il piatto così come lo avevo pensato, con la gelatina al suo posto!

MONTADITO DI BOUCHE DE CHERVE RIPIENO DI PEPERONI CON SENTORE DI MIELE E TIMO

Ingredienti(4 persone)

4 fette di pane toscano private della crosta
1 falda di peperone giallo
1 falda di peperone rosso
1 falda di peperone verde
1 spicchio d'aglio
timo limone fresco
1 cucchiaio di miele d'acacia
olio al basilico 
sale pepe qb

Ho preparato una bronuoise con i tre tipi di peperone poi l'ho saltata in padella per un paio di minuti nell'olio caldo in cui avevo già fatto scaldare l'aglio, ho aggiunto sale e pepe e fuori dal fuoco le foglioline di timo limone.Ho fatto raffreddare poi ho scavato parte dell'interno delle fette di bouche de chèvre, ho inserito la bronuise di peperoni e ricomposto le fette di formaggio.. Ho tostato le fette di pane in padella. Ho spennellato con miele d'acacia e olio entrambi i lati delle fette di formaggio e le ho caramellate in padella senza l'aggiunta di grassi a fuoco molto alto.
Ho assemblato il tutto disponendo il formaggio sul pane tostato e sporcato il montadito e il piatto con un olio al basilico ottenuto frullando basilico fresco e olio con una presa di sale grosso.

PINCHO DI FARINATA CON GLI STRACCI E PECORINO FRESCO A LATTE CRUDO

Ingredienti(4 persone)

200 g di farinata con gli stracci 
150 g di pecorino del pastore a latte crudo
farina di mais per la panatura
olio di semi di girasole per la frittura

Ho preparato la farinata con gli stracci seguendo la ricetta di casa mia:ho messo a bagno i fagioli borlotti in acqua fredda la sera precedente e ve li ho lasciati per circa 12 ore, poi li ho cotti in una pentola capiente(meglio di coccio o di rame se possibile).
Ho tagliato grossolanamente a rondelle le carote e a tocchetti le patate, ho eliminato la costola centrale delle foglie di cavolo nero e le ho spezzate in due/tre parti.
Una volta cotti ho scolato i fagioli dalla loro acqua di cottura ed ho utilizzato quest'ultima per cuocere lentamente le verdure secondo questo ordine: prima il cavolo, poi le patate ed in ultimo le carote. Il tutto deve cuocere con calma per un'oretta, nel frattempo ho preparato a parte un soffritto fatto con la cotenna del prosciutto, l'aglio schiacciato e il porro tagliato finemente.  A questo punto ho aggiunto alla sorta di minestrone ottenuto i fagioli borlotti, il soffritto e dell'acqua bollente(l'acqua di cottura dei fagioli non basta quasi mai a cuocere la polenta), ho versato la polenta a pioggia mescolando e ho fatto cuocere il tutto per altri quaranta minuti circa lentamente e mescolando di tanto in tanto. Ho aggiustato di sale.
Ho poi fatto raffreddare la farinata in un contenitore e l'ho lasciata riposare in frigorifero per 48 ore, trascorso questo tempo la farinata era sufficientemente compatta per essere fritta. Ne ho ricavato dei pezzetti di forma rettangolare e li ho passati nella farina di mais e li ho fritti fino a doratura in olio di girasole a 180° per alcuni minuti; solitamente quando friggo la farinata avanzata non la passo in alcuna farina  ma questa volta volevo provare ad ottenere un esterno molto croccante pur mantenendo una consistenza morbida all'interno e il risultato è stato esattamente quello sperato.
Infine ho alternato la farinata fritta e il formaggio sullo stecchino.






domenica 25 settembre 2016

Gnocchi di patate su crema al Castelmagno, nocciole tostate e petali di zucca




Gli Gnocchi.
Ecco chi sono i protagonisti di questa 59esima sfida dell' Mtchallenge.
Annarita li ha scelti, ce li ha spiegati, ce li ha insegnati, Annarita ci ha preso per mano e accompagnato alla scoperta di un mondo fatto di patate, di cotture diverse, di possibili condimenti, di accostamenti magici.
Chissà se quando lo ha fatto sapeva che in cambio avrebbe ricevuto come regalo il contenuto dei cassetti della memoria di così tante persone, chissà se intuiva davvero il carico emotivo che lega questo piatto alla tradizione italiana e con lei ad infinite varianti fatte di tradizioni familiari. 
Così nei loro post i partecipanti di questa incredibile sfida hanno ribaltato la situazione, preso per mano Annarita e portata alla scoperta di un sottobosco magico fatto di sentimenti, di gesti sapienti rubati alle donne della propria casa, di pensieri rivolti a chi si ama ancora nonostante sia ormai lontano; un sottobosco d'amore talvolta orientato a mantenere intatta la tradizione, in altri casi fattosi trampolino di lancio per l'innovazione, per la rivisitazione. Una meraviglia.
E qui, per me, per il mio modo sentimentale di vivere la cucina sempre, mio malgrado ,legato alla tradizione sia quando l'abbraccio che quando la rinnego, per me che non riesco a maneggiare il cibo a prescindere dagli affetti gli gnocchi sono...il vuoto cosmico!
Mannaggia a te, adorata Annarita, gli gnocchi sono la totale assenza di ricordo, nessuna nonna, zia, mamma, babbo che li prepari, niente mani sapienti, niente profumi del cuore a cui collegarli, niente pranzi della Domenica su cui struggermi! Soltanto un ottimo primo piatto, soltanto comprati, artigianali, di buona qualità, sia mai, ma come cucinarli con amore senza un amore o un odio da cui partire?
Allora, complice il fatto che ultimamente in questa casa dormono tutti quando io non dormo e sono tutti svegli quando invece vorrei dormire, mi sono ritrovata vittima di una pippa spaziale, che elegantemente chiamerò riflessione profonda, sulla libertà. 
Su quanto sia difficile a volte gestire la libertà perchè non è mica semplice costruirsi una propria strada se non ce n'è una da abbandonare, modificare un sapore se non ce n'è uno da cui partire, creare un sentimento dal nulla.
Nascono così i miei gnocchi e diventano catartici via via che li preparo.
Cuocendo le patate sotto sale perchè è un tipo di cottura che ho scoperto da sola tempo fa per fare il purè quando ho iniziato ad approcciarmi più seriamente alla cucina, un tipo di cottura che nessuno in casa mia usava, ho sentito la libertà che si sperimenta da figli quando ci allontaniamo dai modi di fare dei nostri genitori e scegliendo di condirli con una fonduta di formaggio che tanto io amo quanto mia figlia odia mi sono sentita libera da quella me stessa madre che cede sempre il boccone migliore al suo amore più grande, 
Libera dall'obbligo di fare presto perchè non ho mai abbastanza tempo in questo periodo ho scelto di non comprare le nocciole nè la zucca ma di lasciare figlie e commissioni all'occupante lato dx del letto, incurante, per questa volta, della sua stanchezza e curandomi della mia invece sono andata direttamente a coglierle da un amico e mi sono concessa anche il lusso di un bicchiere di birra fresca e quattro chiacchiere.
Libera anche dal desiderio di essere libera ho preparato i miei gnocchi che sono classici eppure, per me, sono stati una vera novità. Fino a ieri, ora potranno essere qualcosa di più: una tradizione da tramandare, se domani qualcuno vorrà raccoglierla.
Grazie Annarita, grazie Mtc. Sempre!

lunedì 19 settembre 2016

Volete cambiare la vostra idea di gnocco?
Volete ampliare i vostri orizzonti in fatto di patate(no,non è un doppio senso)?
Volete sognare a nordica Svezia?
Ma soprattutto volete sapere che cavolo è il Paltschwimeel?
La risposta la trovate sempre qui stavolta con i miei Pitepalt svedesi per il tema del mese di Settembre dell' Mtchallenge
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mercoledì 25 maggio 2016

Cheesecake dolce cocco e fondente su base di sablè e granola.



I Santi e gli scellerati che hanno la pazienza e il coraggio di leggere i miei post dall'inizio alla fine sanno che sono poche le occasioni in cui questi sono post di pura cucina; quasi sempre sono introdotti da una qualche storia, sia essa legata ad un'idea o a un pensiero che quella determinata ricetta ha fatto nascere in me, sia ricordo che nasce nel mio passato e si realizza tra parole e pentole, sia pura fantasia, voglia di avventura, in ogni caso la cucina e il racconto si fondono insieme, non sembrano poter vivere autonomamente.
Non so esattamente quale sia il motivo che mi porta sempre a legare cibo e parole; il fatto è che solo così sento di riuscire ad esprimermi a pieno, solo così sento di riuscire a dare, a chi ne vuole, qualcosa di me senza avarizia: mestolo in una mano, penna nell'altra.
Ognuna delle sfide di questo incredibile gioco che è l'MTC  ha fatto sì che io dessi vita a una ricetta e a una storia entrambe in qualche modo destinate in primis a coloro che quella sfida l'avevano indetta; i bravissimi, tutti, vincitori della sfida precedente.
Non sarà così questa volta. 
Per la prima volta, non ci sarà un racconto a far da corollario alla mia, purtroppo unica, interpretazione di Cheesecake e non pensate, cari Fabio ed Annalù che il motivo sia uno scarso interesse per questa sfida che, invece, ho amato moltissimo; non pensate che sia perchè non voglio destinarvi oltre alla ricetta anche la storia, non pensiate che io non vi stimi, perchè vi amo e vi trovo imbarazzantemente bravi: piuttosto sappiate, per quanto possa sembrare un discorso macchinoso, che il motivo è che questa volta la ricetta è anche la storia in tutto e per tutto.
In questa mia ricetta dolce di cheesecake ci sono io e c'è la storia in diretta del momento che sto vivendo. Grazie Annalu e Fabio perchè siete dannatamente bravi e competenti ma al tempo stesso divertenti e mai noiosi.

E adesso procediamo in ordine dal basso verso l'alto cercando di dare un senso a tutto!
La base di questo mio dolce affonda le radici nella sfida precedente e nella mia nota testardaggine. Per la sfida sui biscotti di frolla sono riuscita a realizzare una sola ricetta, molto semplice a causa di uno stato di quiete al quale sono stata obbligata, e che male mi si addice, onde evitare parti prematuri e conseguenti drammi perciò quando ho scoperto il tema della sfida di questo mese ho deciso di partire da una base fatta con frollini sablè al cacao amaro, giusto per riscattarmi, in corso d'opera ho poi valutato che questa base potesse essere resa più interessante e meno monotona al palato aggiungendo un elemento croccante in grado di vivacizzare in gusto e struttura la base: da qui l'inserimento della granola, rigorosamente fatta in casa, che non ci vogliamo far mancare niente.
La parte cremosa del cheesecake invece nasce in maniera più complessa; l'occupante lato dx del letto adora questo dolce nella versione a crudo, io lo preferisco, ovviamente secondo legge matrimoniale, cotto e tempo fa in un libro ero rimasta folgorata da una ricetta di cheesecake crudo che prevedeva un procedimento per me del tutto inedito per la preparazione della parte cremosa:inserimento di tuorli d'uovo e montaggio della crema stessa a caldo senza però il passaggio di cottura in forno.
Ho deciso che era giunto il momento di provare questa tecnica, anche perchè speravo in questo modo di evitare l'uso della gelatina e no, non sono contraria all'uso colla di pesce, agar,agar o simili ma avevo voglia di provare a fare qualcosa di diverso e, ammettiamolo, di provare il brivido connaturato al rischio di un cedimento strutturale, tragico ma pur sempre divertente.
Per quanto riguarda il gusto, un classicissimo cocco allo stato duro e puro, eccezion fatta per un tocco leggermente acidulo conferito da poca scorza di limone, esso è una dichiarazione d'amore, profondo ed eterno alla piccola dittatrice di casa( quella già nata s'intende, che grazie a Dio quella che deve nascere ancora non esprime pareri in quanto a gusti alimentari) che nell'ultimo mese c'ha tenuto particolarmente a farmi sapere in tutti i modi possibili immaginabili quanto le piace il cocco; il suo modo preferito per ricordarmelo è quello di andare in giro per il supermercato servendosene autonomamente e infilandomelo direttamente nel carrello nelle sue più svariate versioni: cocchi interi, lattine di latte di cocco, buste di cocco rapè, yogurt al cocco e noti biscottini al cocco. Ringrazio nuovamente il padre eterno, in questo caso  perchè, almeno dalle mie parti, non si trovano in commercio altri prodotti"cocchiari".
Infine per il topping ho deciso da subito di usare del cioccolato fondente perchè volevo richiamasse la base del cheesecake e perchè volevo parlasse di me: amo un solo cioccolato, quello nero, fondente e possibilmente rock(leggasi minimo fondente al 70%). Le  decorazioni di cioccolato temperato sono invece semplicemente un vezzo, una malizia femminile; le ho volute fare perchè mi divertono, un pò come farmi le meches ai capelli prima del parto...roba oggettivamente poco utile che però mi ha fatto sentire figa.

martedì 17 maggio 2016

Cous-cous ai tre mieli

Oggi ricorre la giornata nazionale del Miele secondo lo splendido Calendario del cibo italiano dell'Associazione Italiana Food Blogger
L'ambasciatrice di questo importante appuntamento è la nostra Susanna Canetti ed io ho personalmente pensato di dare il mio piccolo, ma sentito, contributo in questo giorno per omaggiare appunto il miele e tutta a sua grandezza, complice anche il fatto di aver ideato solo pochi mesi fa, in altra occasione, una ricetta in cui questo alimento dalle molteplici sfaccettature fa da protagonista assoluto.
Ho parlato di miele ma questo non è il termine giusto da usare, piuttosto credo sia importante parlare di mieli in quanto questo prezioso prodotto si trova nel nostro paese in moltissime varietà ciascuna con le sue specifiche caratteristiche e qualità, ciascuna con una sua precisa area di produzione e ciascuna adatta ad un certo utilizzo in cucina.
Ho concentrato la mia attenzione su tre tipologie di miele di produzione nazionale che personalmente amo molto ed ho cercato di farle dialogare all'interno di una stessa ricetta in maniera armonica e complementare.
Miele di Cardo, Miele di Borragine e Miele di Eucalipto...cerchiamo di conoscerli meglio.
Il miele di Cardo è prodotto principalmente in Sardegna ed in Sicilia, in minor misura in Calabria e sull' Isola d'Elba, poichè il cardo, di natura spinosa, attecchisce in ambienti montani e mediterranei. La pianta fiorisce tra maggio e luglio.
Questo miele cristallizza spontaneamente, ha colore ambrato e al palato risulta floreale-fruttato, è insistente e persistente in bocca ed ha un retrogusto che ricorda il caramello con una lieve nota amarognola.
Il miele di Borragine è prodotto in Italia nelle zone centromeridionali della costa adriatica, è un miele bianco dalla cristallizzazione fine, il suo sapore è delicato, leggermente aromatico e rinfrescante.
Infine il miele di Eucalipto è prodotto nel centro-sud e nelle isole, in tarda estate e in autunno, è di media dolcezza e media acidità, il suo sapore è molto intenso e ha una spiccata nota balsamica al palato. Si sposa bene con i piatti di carne. 
E ora la ricetta del mio Cous-cous ai tre mieli.

COUS COUS AI TRE MIELI

Ingredienti per 4 persone
220 g di cous cous
2 e 1/2 cucchiai da cucina colmi di miele di Borragine(vinagreitte per peperoni)
2 cucchiai da cucina colmi di miele di Eucalipto(marinatura e cottura carne)
1 e 1/2 cucchiaio di miele di Cardo(carote saltate)
1/2 coniglio
1/2 petto di pollo
2 peperoni rossi
4 carote viola
2 patate di montagna a pasta bianca
5 zucchine verdi chiare, piccole
1 litro di brodo di carne bianca
50 g di pistacchi
1 cucchiaino di semi di cumino
2/3 ciuffetti di menta fresca
sale qb


Per la vinagreitte dei peperoni
1 cucchiaio di aceto balsamico
5 cucchiai di olio evo
miele Borragine
sale e pepe qb

Per la marinatura della carne

3 spicchi d'aglio schiacciato
1 cucchiaino di timo fresco
1 cucchiaino paprica dolce
il succo di 1/2 arancio
7 cucchiai olio evo
miele di Eucalipto
sale qb


Realizzazione ricetta
Ho realizzato la ricetta in due giorni.
Il primo giorno ho disossato il coniglio ricavandone la polpa che poi ho tagliato in piccoli pezzetti, ho tagliato in piccoli pezzi anche il petto di pollo e ho unito la carne ad una marinata fatta con olio, sale,paprica dolce,timo fresco,aglio schiacciato,il succo dell'arancia e soprattutto il miele di Eucalipto. Questo è un tipo di miele che cristallizza e solidifica perciò l'ho prima scaldato leggermente a bagnomaria per scioglierlo. Ho lasciato marinare il tutto per tutta la notte e la mattina successiva in frigorifero.
Sempre il primo giorno ho preparato i filetti di peperoni in vinaigrette facendo abbrustolire i peperoni in forno a 200°, quando la pelle esterna è risultata completamente abbrustolita(quasi nera) ho chiuso i peperoni in sacchetti di carta da pane, in questo modo una volta intiepiditi è stato più facile spellarli.
Ho preparato la vinaigrette emulsionando il miele di Borragine con l'aceto balsamico,l'olio,sale e pepe.
Ho pulito i peperoni e li ho tagliati a filetti che poi ho condito con la vinaigrette, ho lasciato riposare il tutto fino all'assemblaggio del piatto.
Infine ho preparato un brodo leggero per il quale ho utilizzato gli scarti e le ossa del pollo e del coniglio, una patata, una carota, uno zucchino; ho fatto rosolare il tutto in una pentola con un filo d'olio e poi ho aggiunto acqua ben fredda. Ho fatto cuocere per un'oretta e mezzo circa e aggiustato di sale.
Il secondo giorno ho proceduto con le altre lavorazioni per realizzare il piatto. Ho tagliato a brunoise le carote, gli zucchini e le patate e poi ho proceduto con tre cotture differenti per motivi legati ai tempi di cottura e soprattutto al fatto che avrei cotto ciascuna verdura con spezie ed aromi diversi. Per prima cosa ho cotto le patate usando un filo d'olio nella rosolatura e poi ultimando la cottura coprendole a filo con un mestolo abbondante di brodo preparato il giorno prima per ottenere una consistenza fuori compatta ma internamente morbida delle patate,non ho aggiunto sale perchè la sapidità del brodo era sufficiente; poi ho saltato il padella velocemente le zucchine, con aglio schiacciato, per pochi minuti affinchè mantenessero una consitenza croccante ed ho aggiunto la menta fresca spezzettata e aggiustato di sale. Infine ho cotto le carote viola sempre in padella ma con l'aggiunta di cumino e del miele di cardo,stemperato in un mestolo di brodo caldo, anche queste sono state cotte per poco tempo, giusto il necessario a far amalgamare tutti i sapori, anche qui non è stato necessario ulteriore sale.
A questo punto ho proceduto con la cottura della carne che ho cotto per circa un quarto d'ora spadellandola prima e aggiungendo su su la marinata, dalla quale in precedenza ho eliminato gli spicchi d'aglio, infine ho aggiustato di sale. Poi ho tostato in padella senza l'aggiunta di grassi i pistacchi che precedentemente avevo tritato a coltello, giusto pochi istanti affinchè si tostassero. Mentre ultimavo la cottura della carne ho preparato il cous cous mettendolo in una ciotola e coprendolo di brodo tiepido in pari quantità, avrei voluto un cous cous non precotto ma non sono riuscita a trovarlo, ho coperto con un panno pulito di cotone per circa cinque minuti tempo necessario a far reidratare il cous cous, una volta pronto l'ho sgranato con una forchetta e vi ho aggiunto le verdure ancora tiepide.

Ultima fase del piatto è stato l'assemblaggio: ho posto su un piatto un coppapasta quadrato e vi ho inserito un primo strato di cous cous tiepido con verdurine brunoise che ho alternato con uno stato di filetti di peperoni in vinagreitte, questi freddi, ho coperto con un secondo strato di cous cous sul quale ho adagiato la carne ben calda irrorandola con un cucchiaio di sugo ottenuto in cottura e ho finito il piatto aggiungendo i pistacchi  e zeste d'arancia a guarnire




sabato 23 aprile 2016

Biscotti di frolla classica alle spezie...storia di un'amicizia





Tu alta, mora.
Io bassa, bionda.
Tu occhi scuri, sguardo profondo.
Io occhi chiari, sguardo brillante.
Tu nord italia senza alcun campanilismo.
Io centro italia e troppo campanilismo.
Tu mai una valigia pronta e sempre in partenza.
Io valigia sempre pronta, non sia mai mi riesca di partire.
Tu calma, intorno a te si muove  tutto vorticosamente e tu procedi lentamente con grazia,
Io in perenne movimento, quando tutto intorno a me sta fermo io procedo come una valanga.
Tu intelligente, formazione scientifica.
Io intelligente, formazione umanistica.
Tu medicine alternative.
Io medicine tradizionali.
Ci siamo incontrate in momento della vita in cui tutto cambia e si capisce che non si sarà mai più le stesse di prima, pur portandosi dietro per sempre ciò che si era prima.
Simili nel nostro non riuscire ad accettare le cose senza farsi domande.
Simili nel usare l'ironia e la fantasia come armi.
Abbiamo davvero scoperto insieme che l'amicizia può nascere in luoghi e tempi insospettabili.
In comune la volontà di crescere senza perdersi, maturare con profondità ma con leggerezza, sognando un "pensiero superficiale che renda la pelle splendida".
In poco tempo siamo diventate complici prima, amiche successivamente.
Poi sono arrivate le possibilità, che grazie al cielo, arrivano con una folata di vento più forte delle altre e cambiano tutto; tutte le abitudini, tutte le carte in tavola.
Quelle possibilità che cambiano il grosso della vita in meglio, per fortuna, e al tempo stesso cambiano il piccolo meglio della vita in peggio;  perchè è pur sempre vero che ogni conquista, che ogni scelta, per quanto giusta sia, nasce da una qualche rinuncia e  la si paga con lo stomaco prima che con la testa.
E sei partita, con la tua valigia pronta solo per metà, con i tuoi uomini a farti da scorta, quello piccolo per mano e quello grande alla tua sinistra.
E forse è colpa della pioggia che dopo tanto sole è tornata a scendere, forse è colpa del mercato dove andavamo insieme tutti i sabati mattina, forse è il tuo compleanno passato da pochi giorni, forse sono gli ormoni e questa pancia che continua a crescere ma mi manchi, amica mia, in questi giorni più del solito, anche se soltanto fisicamente perchè, per fortuna, siamo state brave a non perderci.


Sicuramente è merito di  Dani e Juri del blog Acqua e Menta se ho avuto la scusa valida per  preparare questi biscotti. Grazie a loro, alla loro splendida proposta per questa sfida n 56 dell' Mtc ho preso la ricetta che mi ha lasciato una grande amica e l' ho trasformata in una ricetta mia, grazie alle indicazioni sapienti che hanno saputo dare loro ho trasformato la ricetta dei biscotti invernali di Maddalena in una frolla profumata di spezie e intensa nella sua assoluta semplicità.

giovedì 31 marzo 2016

SIAMO TOURNATI-LE TORTE SALATE & L'MTCHALLENGE IN TOUR

Ci sono giornate belle e giornate brutte nella vita di ognuno di noi, ci sono giornate stanche e giornate piene di vita, ci sono poi le giornate di lavoro intenso e quelle di vacanza assoluta...i giorni di ciascuno di noi nascono e si susseguono velocemente in un continuum in cui noi spesso ci perdiamo senza prestare attenzione al fatto che quel giorno non tornerà identico, non potrà ripetersi.
Ecco oggi non è un giorno qualunque, oggi è davvero un giorno speciale, che ho atteso con trepidazione, che ho voluto con impazienza, un giorno in cui un pezzo di me, delle mie passioni, di un meraviglioso mondo a cui appartengo, l'MTC, prende vita, spiega le ali e vola!
Per questo il buongiorno lo do a voi tutti che leggete dicendovi che SIAMO TOURNATI E CHE ESCE FINALMENTE IL LIBRO DELLE TORTE SALATE DELLA SFIDA CULINARIA PIU' FAMOSA DEL WEB E NON E' UN LIBRO COME TANTI, E' UN LIBRO FANTASTICO, FRUTTO DEL GRANDE LAVORO DI ALCUNE GRANDI PERSONE E DELLA PASSIONE PER LA CUCINA DI ALTRE PICCOLE MA GRANDI PERSONE!!!!
INSIEME ALL'USCITA DEL LIBRO, EDITO DA GRIBAUDO DEL GRUPPO EDITORIALE FELTRINELLI, PARTIRA' OGGI ANCHE IL NOSTRO TOUR DI PRESENTAZIONE!!!
ULTIMA COSA, MOLTO IMPORTANTE, PARTE DEL RICAVATO ANDRA' A SOSTEGNO DEL PROGETTO PIAZZA DEI MESTIERI DI TORINO CHE E' UN PROGETTO CHE HA COME OGGETTO L'ARGINARE LA DISPERSIONE SCOLASTICA DEI GIOVANI INSEGNANDO LORO L'ARTE DEGLI ANTICHI MESTIERI.



Come ho già scritto tutto questo è stato possibile solo grazie alla volontà e all'impegno di alcune grandi persone e vorrei ringraziare in modo particolare Alessandra Van Pelt Gennaro e Mai Esteve e poi tutta, tutta a community di cui faccio parte, con tutto il mio cuore!


domenica 27 marzo 2016

Brodetto di pescato con gnudi di mare e pasta al nero croccante .... la "mia" Casa dei doganieri.


Perchè io non esisto senza gli affetti, senza il cibo e senza le parole.





"La casa era piccola, a ripensarci oggi, era talmente piccola da chiedersi come potessero entrarci tante persone insieme e conviverci serenamente per un mese intero.
La casa era piccola eppure ai tuoi occhi di allora, appariva grande, piena di spazio dove nascondersi e giocare, piena di tesori da scoprire.
I tuoi occhi di allora erano dello stesso colore del mare,trasparenti, capaci di catturare ogni cosa, i tuoi occhi allora vedevano tutto come per la prima volta e il tuo cuore anche.
Quella casa sul mare, tipica casa dei  bagni per villeggianti, non era niente di speciale, simile a tutte le altre di quel genere si sviluppava in orizzontale; qualche camera da letto, un bagno, una sala e accanto una cucina, fuori un terrazzo stretto e lungo dal quale gli occhi, in fondo a file di ombrelloni a righe blu e arancioni potevano scorgere sempre la superficie del mare.
Tu, nel tuo costumino colorato, secchiello in mano e braccioli infilati dal primo giorno di Giugno al primo giorno di Luglio, passavi le tue giornate a correre, a scavare buche nella sabbia, a costruire castelli, a buttarti in acqua, a far arrabbiare i nonni ' perchè è presto per il bagno e non hai ancora digerito' e poi ' è tardi per il gelato, tra un pò si cena'. Quando ci pensi adesso ti viene da sorridere; non ti sei mai sentita male in acqua e non hai mai saltato la cena, non ci credevi all'epoca e non ci credi oggi quando senti la tua voce, quasi come appartenesse a qualcun'altro, ripetere le stesse frasi di monito a tua figlia.
Era il tempo sacro dell'infanzia, reso ancor più sacro dal fatto di essere in estate, in quella stagione unica in cui potevi serenamente liberarti delle scarpe, simbolo massimo delle regole e delle costrizioni, e stare tutto il giorno a piedi nudi, dentro casa sul pavimento di granito freddo e fuori sulla spiaggia bollente.
Eri una bambina vivace e curiosa, e pur non capendo ancora niente della vita percepivi che quei giorni erano preziosi e non volevi perderne nemmeno un attimo, forse anche per questo facevi impazzire tutti rifiutandoti di dormire.
In quella casa, della quale ricordi il colore bianco e il legno mangiato dalla salsedine i giorni trascorrevano velocemente, nonostante si ripetessero più o meno sempre uguali, ma per te ogni minuto era unico, diverso da quello appena passato.
Aspettavi con trepidazione il venerdì sera perchè era allora che arrivavano la mamma e il babbo: stare con i nonni era bellissimo, eri la più piccola e probabilmente per questo anche viziata, ma i giochi inventati dal babbo soltanto per te e i baci e le risate della mamma, durante la settimana, ti erano mancati. 
Scendevano dalla macchina dopo una settimana di lavoro, accaldati dal viaggio e tu correvi loro incontro, sapendo già cosa sarebbe successo nel fine settimana che a lungo avevi aspettato. 
Per prima cosa il babbo avrebbe tolto la camicia e i pantaloni lunghi e, al tramonto, si sarebbe immerso in acqua fino alle ginocchia con uno strano attrezzo legato al collo e ai fianchi avrebbe 'fatto telline', tu avresti avuto il permesso di fare il bagno accanto a lui proprio mentre il sole scomparendo nel mare lo insanguinava.
Sareste rientrati nella casina tardi e la mamma ti avrebbe lavato,  pettinato i capelli e abbracciato mentre le avresti raccontato tutte le scoperte fatte nei giorni passati. Poi sareste andati tutti in cucina, la mamma e il babbo avrebbero preso possesso dei fornelli per due giorni e i nonni avrebbero eseguito i loro ordini brontolando felici per i due giorni successivi, tu avresti potuto sbucciare i piselli freschi, lavare l'insalata, schiacciare i pomodori per la zuppa di pesce. 
Avreste mangiato telline, zuppette, cicale di mare saltate in padella, seppie ripiene e pesce fritto.Tanto pesce, sempre pesce, il pesce pescato all'alba dal nonno e dal babbo con le nasse, con la sciabica o coi palamiti; pescato con soddisfazione, con quella soddisfazione data dal lusso di poterlo fare solo per passione e non per lavoro.
La casa tutta sarebbe stata invasa dagli odori, dai colori, dai sapori di quel pesce che per te sarebbe diventato sinonimo di gioia, di vacanza, di amore.
Non lo sapevano ancora quei tuoi occhi di bambina che quel tempo sarebbe stato per te il tempo della magia...il tempo in cui tutto ciò che c'è è perfezione e ciò che manca può essere ,ancora, solo e soltanto possibilità.
Non lo sapevi ancora che quella casa bianca di legno sarebbe diventata oggi, occhi di rimmel, la tua personale 'Casa dei Doganieri': che avresti tenuto il capo del tuo filo mentre il ricordo dolce e malinconico insieme si allontana e che quel filo per te sarebbe stato filo di rete da pesca ed il rumore delle padelle e dei tegami in cui cuoceva il pesce sarebbe stato per te il punto di partenza, il punto da cui tutto nasce e in cui tutto muore laddove è ancora possibile stringersi e mangiare insieme a chi è andato e a chi resta."

Annamaria Pellegrino grazie! Grazie perchè con la tua proposta per la sfida di questo MTC n° 55 mi hai permesso di navigare in acque in cui mi sento sicura, di cucinare il pesce che è un cibo che amo e che cucino spesso nel mio quotidiano e purtroppo pubblico troppo poco sul mio blog. Grazie perchè chiedendoci di parlare di noi stessi, in qualche modo, hai legittimato un qualcosa che io faccio sempre, non tanto per scelta quanto per necessità, come ho scritto in apertura del post. Grazie perchè sei una maestra, della cucina, della penna e di eleganza. 
Grazie anche e sempre a tutto l' Mtc e a tutti coloro che lavorando tanto, con passione e amore rendono questo gioco davvero uno dei miei tesori di donna adulta.


sabato 27 febbraio 2016

Tutti in Mtc...Prosciutto in crosta di bacon e melassa!



Che cosa succede se mettiamo insieme del prosciutto affumicato e della pancetta che ha fatto un bel bagno nella melassa??? Io l'ho scoperto grazie al Tema del Mese dll'MTC e, credetemi, è una scoperta entusiasmante. Fate subito un salto di là!

sabato 30 gennaio 2016

Tema del mese per l'Mtc 53: Zuppa Tom Yam Kung


Voglia di evadere? Voglia di scoprire uno dei luoghi più belli del mondo? Voglia di sentire esplodere  in bocca mille sapori intensi e mille sfumature di gusto?
Voliamo in Thailandia! E se proprio non possiamo farlo fisicamente almeno concediamoci il lusso di immaginarlo correndo subito qui e provando a ricreare un angolo di Paradiso a casa nostra nella nostra cucina con questo piatto tipico della cultura gastronomica thay: ZUPPA TOM YAM KUNG, zuppa di gamberi thailandese, per il Tema del mese dell'Mtc n°53!

mercoledì 27 gennaio 2016

Buon Complaenno Ale!!!

Ci sono persone che hanno dentro di loro una luce speciale, che abbaglia, cattura e catalizza.
Sono coloro in grado di tirare fuori il meglio dalle altre persone che hanno la grande fortuna di poterle incontrare lungo la loro strada. 
Te Alessandra sei una di queste straordinarie rarità umane e ti auguro BUON COMPLEANNO, con tutto il mio cuore!

lunedì 25 gennaio 2016

Minestra di riso e fagioli...nascita di una tradizione.






Domenica sera.
E' freddo.
Hai tormentato tutti intorno a te dal primo giorno di Novembre in poi lamentandoti per le temperature troppo alte, agognando il freddo, inveendo contro un inverno che non voleva arrivare.
E ora è freddo, finalmente, finalmente per te e soprattutto per chi ti circonda.
L'occupante lato destro del letto stasera non c'è, turno di notte, e ciò vuol dire cena per due: tèt a tèt con la piccola, con il donnino in miniatura che si aggira per casa, affettuosamente detta "la dittatrice" per quella sua peculiare attitudine al comando.
Dote notevole se si considerano i suoi 27 mesi di età e gli 83 cm di statura.
Nel frigorifero dell'ottimo guanciale sottovuoto e fagioli borlotti cotti il giorno prima, in un armadietto della cucina del riso, giusto un paio di porzioni, ma di quello buono.
Ricapitolando: sera, freddo e sei contenta, dispensa quantitativamente povera ma qualitativamente ricca e sei tranquilla, nana che inizia ad avanzare pretese in merito alla cena, che gradirebbe "calda e di briodo", che a te, madre rock ma  pur sempre madre italica, dispiace disattendere ed è qui che le tue certezze per una domenica sera perfetta vacillano.
Vacillano per poco, però, perchè fai parte dell' Mtc e questo corre in tuo aiuto e lo fa vestendo i santi panni della Vitto che con la sua proposta per la 53esima sfida ti ha costretto a pensare al cibo, e ad ogni singolo ingrediente incontrato negli ultimi venti giorni, nell'ottica di possibili declinazioni in zuppe o minestre così come ti ha portato a intime riflessioni sui concetti di tradizione e ritualità. 
Un ora più tardi siete sedute una vicino all'altra, quel che resta di due ciotole fumanti di minestra di riso e fagioli, piatto che onestamente non avevi mai cucinato prima, sulle gambe che ciondolano da sotto una coperta colorata e morbida. La piccola dittatrice ti guarda dritta negli occhi e capisci di aver colpito nel segno.
Da oggi in poi minestra calda di fagioli e riso, mangiata sul divano, quando fuori è finalmente freddo e siete sole...e ti ritrovi a pensare che una tradizione possa nascere anche, semplicemente così.
A te è appena successo.