"Chiuse gli occhi e pensò che questo mese si trattava di lasciarsi andare al ricordo.
Per quanto aveva capito lei si trattava soprattutto di amore, amore per le proprie origini, amore per la propria famiglia, amore per la cucina e per quel che la riguardava questo era abbastanza, anzi, questo era tutto ciò che c'era da sapere.
Le polemiche, perchè pareva che ci fosse stato un gran polemizzare, le trovava poco interessanti e inutili.
Riprese il filo dei pensieri e fece quello che c'era da fare: concentrarsi sul ricordo.
La sua infanzia era stata un'infanzia felice, e non felice come si tende a dire spesso, non canonicamente felice, non serenamente felice, la sua infanzia era stata autenticamente meravigliosa.
L' amore che tutti i giorni sentiva attorno a sè, i colori che non mancavano mai nelle sue giornate, i profumi così intensi e rassicuranti ma anche l'allegria e la vivacità, l'irriverenza e la libertà che si respiravano nella casa dei suoi genitori avevano reso quegli anni unici e irripetibili e lei non poteva non sentirsi felice oggi, ormai adulta, con gli occhi chiusi, seduta sul divano della casa in cui viveva ora.
Per molti motivi i suoi ricordi più vivi erano legati al cibo e il cibo oggi era legato a molti dei suoi ricordi più vivi ma nessuno, proprio nessuno, riguardava la cucina pugliese: le sue radici erano lunghe e radicate in molti terreni ma non ne possedeva alcuna in quella terra splendida che era la Puglia.
Come avrebbe potuto interpretare al meglio quella cucina senza snaturarla e senza distaccarsi dal tema del ricordo?
Pensò che avrebbe cercato di fare sua quella ricetta abbracciandola interamente così come l'aveva scoperta, trasformandola in un nuovo ricordo per sè e per la sua nuova famiglia, pensò, infatti, che se fosse stata brava a realizzarla avrebbe potuto regalare , da quel momento e per gli anni che sarebbero seguiti, un nuovo ricordo a quell' uomo che occupava il lato destro del letto e a quell'esserino di pochi centimetri che tra qualche mese sarebbe nato e che per il momento si agitava nella sua pancia mentre lei si alzava per andare a fare la spesa."
Verrebbe da pensare che il colore del mare sia nelle mille sfumature dei colori freddi; nell'intensità dei blu profondi, nella grazia dei verde cangianti, nella serenità dei celesti, nella forza abbagliante dei turchesi.
Ma oggi penso che non sia tutto qui, oggi il mare sta tutto racchiuso in un colore solo, inaspettato forse, più congeniale alla terra, al fuoco, alla carne.
Non oggi però: oggi il mare è del rosso-arancio, accattivante, accecante, provocante.
Grazie a sua maestà La Triglia.
Paccheri su crema di pisellini freschi e aglietto con filetti croccanti di triglia
Ingredienti
230 g di paccheri di Gragnano (noi eravamo in due 'che mangiano')
triglie freschissime (almeno 5 per commensale)
pisellini freschi ( almeno un kg considerando la buccia ed il dato certo che in cottura rendono pochissimo)
1 aglietto fresco di campo
5/6 foglie di basilico fresco
farina di mais (per panare le triglie da friggere)
750 ml di olio di arachide (per questo tipo di frittura io lo preferisco a quello evo che risulta troppo saporito)
50 g burro ca.
olio evo qb
sale qb
pepe qb
Per prima cosa ho pulito le triglie, squamandole, togliendo la testa e le lische e ricavandone i filetti; essendo triglie fresche io non ho buttato tutte le lische ma ne ho congelate alcune per usarle come fondo di altre preparazioni in seguito.
Ho sgusciato i pisellini freschi e li ho fatti cuocere lentamente con il burro, un filo d'olio, l'aglietto fresco tagliato a metà verticalmente e un paio di foglie di basilico; a metà cottura ho aggiunto una tazzina di acqua calda affinchè i piselli cuocessero uniformemente senza seccare.
Ho messo a cuocere i paccheri in una capiente pentola di acqua salata portata ad ebollizione, questo tipo di pasta ha un tempo di cottura abbastanza lungo.
Nel frattempo ho saltato velocemente in padella con un filo d'olio, i filetti di triglia, lasciandone da parte un paio per commensale, ho salato, pepato e aromatizzato con qualche rametto di timo-limone, ho cotto per pochi minuti (2/3 non di più) i filetti ed ho eliminato il timo-limone.
Una volta cotti i pisellini ho aggiunto loro le restanti foglie di basilico, una presa di sale, una presa di pepe e li ho frullati, aggiungendo pochissima acqua calda, con il robot ad immersione fino ad ottenere una crema morbida e liscia.
Ho passato i restanti filetti di triglia nella farina di mais e li ho fritti in abbondante olio di arachide fino a doratura( 2/3 minuti ca.), scolati e messi ad asciugare su carta assorbente per eliminare l'eventuale eccesso d'olio.
Infine ho scolato i paccheri al dente e li ho saltati per circa un minuto nella padella con i filetti di triglia e parte della crema di pisellini
Ho impiattato la pasta sopra la crema avanzata e disposto sopra ad ogni piatto i filetti di triglia fritti.
...e buon appetito!
" Nel 1965, a ben 16 anni di distanza dai suoi unici predecessori 'I fratelli dinamite e 'La rosa di Bagdad', esce nelle sale cinematografiche italiane 'West and Soda' lungometraggio animato sonoro e a colori ad opera della Bruno Bozzetto film.
Bruno Bozzetto sarà uno degli esponenti di punta della storia del cinema italiano d' animazione, genere spesso bistrattato o comunque sottovalutato dai più.
La dimensione in cui il film viene realizzato sarà quella tipica del disegno animato nazionale; a metà strada tra l' assoluta artigianalità della cosa e la volontà di strizzare l'occhio al modello industriale e produttivo Disney.
Lavoreranno a questo progetto alcuni dei migliori sceneggiatori e disegnatori dell'epoca come Manuli, Giovannini, Laganà e Cereda che insieme al regista daranno la vita ad una vera e propria parodia del genere western che sarà al tempo stesso un grandissimo omaggio rivolto con amore a questo stesso genere cinematografico perchè, secondo le parole dello stesso Bozzetto, se Walt Disney aveva attinto per le proprie opere alla fiaba classica, il film western, per la sua struttura archetipica, era una sorta di fiaba moderna dalla quale attingere a piene mani.
La storia è più o meno un classico del genere: un villaggio abitato da cow-boys è sottoposto a continue vessazioni da parte di un ricco proprietario terriero, denominato il Cattivissimo. Costui, con la collaborazione di due aiutanti, Ursus e lo Smilzo, vuole impossessarsi dell'unico terreno fertile della vallata che appartiene ad una ragazza, Clementina, la quale vive con tre mucche pettegole ed un cane perennemente sbronzo. Un giorno arriva al ranch di Clementina un tipo complessato, Johnny, restio ad usare la violenza, ma in realtà infallibile cow-boy pistolero. Clementina prende subito in simpatia il giovane, che naturalmente diviene il principale obiettivo delle angherie del Cattivissimo.
Quando a Johnny capita di perdere una pepita che aveva con sè, il trio lo cattura, sottoponendolo alla tortura delle formiche del deserto, per conoscere l'ubicazione della ricca miniera. Le vessazioni non riescono a scuotere ancora l'apatico cow-boy, che pero' si scatena quando il Cattivissimo fa incendiare il ranch di Clementina.
Superati allora i propri complessi, Johnny, in un'epica battaglia da mezzogiorno di fuoco, elimina tutti e tre i malvagi, riportando serenità e pace nella vallata.
L' intero film d'animazione prenderà ispirazione dalle opere di Sergio Leone ma sarà un continuo deragliamento nel campo della parodia, nei territori dell'assurdo e dell'umorismo surreale, alternando continui nonsense, gag e caricature.
Nel 2012 una giovane donna si imbatte per motivi, più o meno misteriosi, in West and Soda scoprendo per la prima volta che anche cow-boy, cattivissimi e praterie possono affascinare e divertire, a differenza di quanto creduto fino ad allora!
Grazie all' MTC, come sempre, ma soprattutto grazie ad Anne oggi con queste piccole chili-pie potrà omaggiare la sua idea di west.....and soda!"
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"Cos'è questo baccano? - la voce seccata proveniva da qualche angolo della cucina.
Certamente in quella cucina stava accadendo qualcosa di speciale; la padrona di casa correva da una parte all'altra della stanza, indaffarata e tutta concentrata, ora sopra i fornelli, ora attorno al forno, ora china sulla bilancia.
La cosa, in sè e per sè, non era certo una novità, in quella casa si cucinava molto più che spesso e lo si faceva sempre con grande gioia e divertimento, la vera novità era invece che questa volta lui, Monsieur Glutine, non era stato invitato a prendere parte alla 'festa'.
Monsieur Glutine era abituato ad essere sempre al centro dell' attenzione, tra quelle mura domestiche lui era stato sempre trattato come una prima donna, il componente nobile della dispensa senza il quale era impossibile cucinare, per questo motivo ora si sentiva fortemente irritato, anzi offeso, e, in fondo, non era poi del tutto colpa sua se era diventato tanto superbo...credeva di essere insostituibile e la padrona di casa, usandolo giornalmente, praticamente in ogni preparazione culinaria non aveva fatto altro che accrescere il suo ego e le sue manie di protagonismo.
Oggi, però, grazie ad un meraviglioso stimolo esterno, lei aveva deciso che era il momento di cambiare registro; oggi la signora avrebbe provato a cucinare senza ricorrere all' aiuto di Monsieur Glutine e lo avrebbe fatto con un nuovo entusiasmo, sperimentando per altro una ricetta nuova, mai provata, volteggiando elegantemente(arrabattandosi precariamente,un pò d'onestà,di grazia) sopra un bellissimo paio di scarpe tacco 12.
Lui, il Grande Escluso, se ne stava in disparte, sperando in un fallimento della ricetta, sperando di uscire vincitore da quella sfida anche senza averne preso parte.
Non era cattiveria la sua era gelosia, e paura: lei con lui non aveva mai indossato scarpe così belle anche se avevano condiviso tanti momenti assieme e poi, in cuor suo, temeva fortemente che, se la ricetta fosse riuscita e fosse piaciuta davvero, lei lo avrebbe abbandonato per sempre.
Passarono alcune ore, in cui Monsieur Glutine attraversò vari stadi emotivi, poi la vide sorridere soddisfatta, girarsi tenendo in mano una bella torta, poggiarla sul tavolo, tagliarne una fetta, portarla alla bocca e sorridere ancora, stavolta trionfante...tutti i timori di Monsieur Glutine sembrarono concretizzarsi e la sua apparenza superba e sprezzante crollò.
Capì improvvisamente di essere una sostanza come tutte le altre, utile ma non indispensabile, e questa nuova consapevolezza, diversamente da come aveva creduto, non lo aveva distrutto, tutt'altro, l'aveva sollevato: finalmente si sentiva libero, finalmente poteva sentirsi unico senza per questo doversi sentire migliore degli altri.
Ecco, grazie a una sfida e grazie all'esperienza di chi necessariamente doveva vivere senza di lui, Monsieur Glutine aveva imparato la lezione dell' umiltà' "
PS. Come ogni volta devo ringraziare: ringrazio fortemente Stefania senza la quale posso onestamente dire che non avrei mai provato a fare la Red Velvet Cake e non avrei mai saputo quanto può essere soddisfacente la cucina gluten free.
Ovviamente ringrazio anche le grandi donne dell' MTC, per la bravura con cui conducono questo meraviglioso spazio.
La premessa è d'obbligo: sarò forse una donna 'sui generis' ma io non impazzisco per i dolci!
La mia vera passione è il salato; posso tranquillamente resistere al fascino del cioccolato e dei suoi simili mentre non posso fare altrettanto davanti ad un qualsiasi piatto salato ben eseguito, insomma, io ero, e sono tutt'oggi, quella bambina alla quale, per vederla sorridere, si regala un panino con la porchetta anzichè un gelato (il gelato,per onor di cronaca, lo mangerò si e no due volte l'anno, rimanendo immancabilmente delusa...)!
Confessato questo mio limite devo però aggiungere che tanto non amo mangiare i dolci quanto amo prepararli e che i risultati dei miei 'esperimenti dolciari' riscuotono sempre il favore delle innumerevoli e adorate cavie a cui li sottopongo.
Oggi però tutto cambia: posso finalmente, e felicemente, affermare che questa versione di cheesecake è piaciuta non solo ai commensali ma tanto anche a me, tanto che ne ho finita un'intera porzione. Ode al dolce... almeno per oggi!
Cheesecake di ricotta al profumo d'arancia e ganachè di cioccolato fondente

...che mai!
Avrei voluto postare questa ricetta a Natale ma a Natale questo blog ancora non esisteva, o meglio, esisteva solo nel mondo delle idee!
Le parole che vorrei spendere su questa ricetta sarebbero più che molte...questa ricetta potrebbe parlare della mia passione sfrenata per la pasta fresca, della felicità che provo quando cerco di sperimentare nuovi ripieni, potrebbe parlare dell' occupante parte destra del letto, vero maestro di casa in quanto a pasta fresca ma ho deciso che parlerà soltanto di tradizione: perché è così che deve essere e, soprattutto, perchè lo devo alla donna che me l'ha insegnata e alla sua natura sanguigna.
Lo splendore della donna in questione sta nel fatto di racchiudere in se stessa due nature apparentemente inconciliabili, una caotica, quasi sgradevole e l' altra delicata e dolce da far commuovere.
In altre parole, per essere più chiara e non buttarla sul sentimentalismo, questa allegra signora di mezz'età può passarti sopra come una schiacciasassi alle due del pomeriggio, mancando di tatto, portando il caos nella tua quotidianità, e alle tre e mezzo pùò essersi già trasformata in un essere pieno d'amore, che ti rende la giornata unica ed irripetibile mentre, con la grazia e l'eleganza di una ballerina del Bolshoi, chiude tortellini a profusione e ti regala parole che sono diamanti( grezzi sì, ma pur sempre diamanti!).
Per questi motivi adoro mia suocera la madre dell'occupante lato destro del letto( e che nessuno si azzardi a dire la parola suocera che la signora, pur essendolo, è suscettibile al riguardo) e anche perchè grazie alla sua ricetta per Natale ho messo a tavola otto persone e tutte hanno chiesto il bis di Tortellini!!!
" Stavolta siamo vicini a casa, per fortuna.
Qui è ancora magicamente possibile trovare ciò che serve.
E poi impastare non mi spaventa, anzi mi piace proprio.
Questo pensava la ragazza- la donna, pensava la donna- sottolineò repentinamente la voce fuori campo.
Questa storia inizia male, pensò allora la ragazza- ancora? ho detto la donna-.
Questa storia sarebbe stata più bella senza voce fuori campo,disse allora la ragazza accettando pazientemente di essere diventata donna contro il suo volere.
Comunque per esserci c' era tutto, la sfida poteva ancora una volta essere affrontata, riprese a riflettere la donna e solo in quell'istante si accorse che un ticchettio noioso la stava distraendo; provava un leggero ma profondo fastidio e certo erano le lancette dell'orologio appeso al muro che lo stavano provocando.
Poco male, si disse, ora lo tolgo dal muro, butto le pile e così lui si ferma e posso fare ciò che voglio.
Detto fatto, niente più ticchettio e la donna tornò in un baleno ai suoi pensieri; doveva pensare a come valorizzare un piatto magico, il piatto di una terra così vicina alla sua e che lei tanto amava.
-L'orologio lo puoi anche fermare, ma il tempo non si ferma e purtroppo questa volta non ne hai molto, sarebbe bene che tu ti concentrassi sulle altre cose che devi fare in questo momento- di nuovo la voce fuoricampo interruppe il filo dei suoi pensieri e pur essendo tanto composta le risuonò alle orecchie in modo davvero odioso.
La storia è mia, ribattè lei, e se dico che alla fine posso farcela significa che alla fine ce la farò!
-Brava, e determinata, ma gli ostacoli sono tanti, ti manca il tempo; il tempo di andare a prendere i famosi ingredienti a km 0, il tempo di ripulire casa dopo aver impastato, cucinato e fotografato e poi c'è il mostro da battere, il mostro a tre teste da uccidere. non credo proprio che tu possa farcela da sola- disse, la voce con un tono fintamente dispiaciuto e fortemente saccente.
Ha ragione, davvero ragione, ammise la nostra eroina; il mostro a tre teste dei doveri mensili era veramente grosso e faceva paura ma lei aveva un arma nascosta, un asso nella manica: aveva dalla sua parte un principe guerriero, paladino della giustizia, sempre pronto a montare in sella al cavallo, raggiungerla in ogni dove e sguainere la spada per venirle in soccorso.
Aveva il "Principe Amicizia" dalla sua, poteva ancora farcela.
Il Principe Amicizia arrivò in suo aiuto ancor prima che lei lo chiamasse perchè aveva il potere magico della lettura del pensiero e perciò poteva leggere nella mente di lei e capire quando era in difficoltà, senza che fosse lei a dirglielo.
Le si materializzò davanti e le disse di seguirlo, di non preoccuparsi del tempo per la spesa perchè lui conosceva tutti i contadini buoni del regno e, tra un'impresa e l'altra, avrebbe trovato il tempo di andare a prendere il necessario, che se poteva aiutarla in cucina l'avrebbe fatto con gioia e anche che aveva un castello grande dove lei avrebbe potuto cucinare senza preoccuparsi nemmeno un per attimo del tempo che avrebbe richiesto pulire perchè a pulire ci avrebbe pensato lui.
E che principe è se non ha una servitù che fa la spesa e che pulisce al posto suo?! obiettò la maledetta voce.
Stavolta la donna la zittì definitivamente: è il Principe Amicizia, e può tutto perchè c ha un monte di poteri magici!
Così passarono alcuni giorni, nei quali la donna, con attacchi mirati e costanti offensive, riuscì a frantumare il mostro a tre teste dei doveri mensili, anche grazie al Magico Fluido Infondi Fiducia che il principe le aveva consegnato prima di darle appuntamento per la settimana successiva.
Giunto dunque il gran giorno la donna si incamminò verso la dimora del Principe, sapendo bene che il viaggio non sarebbe stato lungo perchè anche il castello era a km o, e mentre copriva a grandi passi la distanza che la separava dal suo paladino, pensò che in tanti anni che conosceva il Principe Amicizia lui non le aveva mai, ma proprio mai, negato il suo aiuto. Anche nei momenti più bui, anche nei più difficili lui era stato al suo fianco, senza paura e con amore.
Sono proprio fortunata,sentenziò mentre suonava il campanello.
Il Principe Amicizia le aprì la porta sorridente e senza la sua armatura si vedeva bene che non era un uomo ma una ragazza: la solita che le sedeva accanto nel banco di scuola tanti anni prima e che poteva trasformarsi all' occorrenza nel Principe Amicizia pronto a sguainare la spada e a salvarla proprio come aveva fatto anche stavolta!"
Il risultato di questa storia è stata la realizzazione di due tipi di Pici: Pici al ragù bianco di coniglio con agrumi e granella di frutta secca e Pici alle pere e parmigiano.
Ps. le foto dei secondi sono in piccolo in fondo.
Ringrazio con tutta me stessa l'MTC e Patty per avermi permesso questa volta di confrontarmi con un piatto della tradizione della mia Toscana, piatto che conoscevo molto bene ma che non avevo mai provato a fare!