mercoledì 28 gennaio 2015

Canederli di pescato locale in brodo di pesce allo zafferano...e grazie babbo e grazie piccole mani!











Ogni mese una sfida splendida, ogni mese una lotta contro il tempo, un gioco di ricerca, una gran voglia di sperimentare, un profondo desiderio di migliorare...grazie all'MTC ogni mese catturo un'emozione nuova, me ne nutro e nel momento stesso in cui riesco a pubblicare so che quell'emozione è entrata davvero a far parte di me.
Questa volta però è stato diverso, è stato, se possibile, ancor più emozionante, la forza del sentimento che ho provato è stata davvvero dirompente e ammetto con estrema franchezza che non me lo aspettavo.
Conoscevo i canederli e li avevo mangiati già in più occasioni, talvolta mi erano piaciuti molto, altre volte meno ma non mi ero mai cimentata nel tentativo di cucinarli semplicemente perchè in qualche modo sentivo che non mi appartenevano; così quando ho letto il tema della prima sfida dell'anno mi sono detta che sarebbe stato bello scavare un pò più nel profondo, capire la tradizione, la cultura di questo piatto ed anche in che modo, mettendoci qualcosa di me stessa, sarei riuscita ad appartenere io a loro.
Allora ho letto tutto quello che Monica ha sapientemente scritto nel suo post ed ho inziato un viaggio alla ricerca del canederlo perfetto per me; ho scelto il pesce perchè è  probabilmente, in tutte le sue molteplici declinazioni, uno dei miei alimenti preferiti, ho voluto che fosse piccolo pescato locale freschissimo per una forma di ossessione nei confronti della scelta e del rispetto delle materie prime e della stagionalità ed ho voluto aggiungere una nota di affumicatura con salmone scozzese.
Poi il viaggio mi ha guidato nella scelta degli odori, dei sapori e dei colori che avrei voluto riconoscere nel piatto e sono arrivati lo zafferano per il brodo e il limone per l'interno dei canederli.
Restava il pane, l'alimento principe della ricetta. Inizialmente credevo che avrei scelto semplicemente un buon pane che rispettasse le indicazioni di Monica ma qualcosa mi spingeva a pensare che non sarebbe stato del tutto giusto, sentivo di voler andare oltre, per me stessa, mi mancava ancora qualcosa , un elemento della tradizione che sentivo fortemente presente nella ricetta di Monica, che io non volevo tradire e che non poteva   non essere legato pane.
Allora ho chiesto a mio padre di insegnarmi a fare il pane fatto in casa; mio padre, anzi il mi babbo, è un uomo del quale potrei scrivere in eterno e probabilmente non mi annoierei, lo amo profondamente e non aggiungerò altro riguardo a lui per paura di sciupare con parole superflue il sentimento che mi lega a lui.
Ecco che la mia versione dei Canederli, finalmente ha preso vita; mentre le piccolissime mani di mia figlia spargevano la farina sul tutto il pavimento della cucina.