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giovedì 28 novembre 2013

Bignè di farina di castagne con crema di ricotta...ovvero come riuscire a scrivere questo post ora che è arrivata Bianca

Scrivo questo post con la sola disponibilità di un braccio, nell'altro accolgo Bianca, lo scrivo con un occhio solo, l'altro mi si chiude perchè ultimamente sono in debito di sonno, lo scrivo all'ultimo minuto e mi meraviglio di averlo ancora libero questo minuto. Ci sono molte cose che avrei voluto raccontare; di come è nata l'idea di  interpretare il tema del mese con una ricetta che vedesse unite le mie origini toscane e quelle siciliane, raccontare del mio amore per la farina di castagne e del mio rapporto con il bosco. 
Avrei voluto farlo sotto forma di storia, come sono solita fare in occasione delle mie amate sfide dell'MTC, ma non sarà così questa volta...questa volta scriverò soltanto che il mio tentativo è stato quello di rivisitare il concetto di necci toscani trasformandoli in bignè e di riempirli con la tipica crema di ricotta con cui si farciscono i cannoli siciliani, scriverò che l'11 Ottobre è nata Bianca e io sono diventata mamma e che mentre cucinavo ero felice.

venerdì 13 settembre 2013

Tutto quello che mi ero ripromessa di fare per te ...

...ed ovviamente non sono riuscita a fare!

1) Avrei voluto esaudire il tuo desiderio di fare un vero addio al nubilato in grande stile, tre giorni a Parigi solo noi Bettine...e ti ho fatto fare un giro per Pistoia, città dove vivi e che,diciamocelo francamente,c'è anche venuta un pò a noia.

2) Avrei voluto portarti a cena a ' Le Baratin' , per farti provare la sconvolgente esperienza di mangiare in un vero bistrot parigino, a te che, diciamocelo di cibo non ci capisci proprio un H e nelle mille volte che sei stata a Parigi hai sempre mangiato a cazzo (pardon)...e invece ti ho fatto cenare a casa mia, con la magra consolazione dell' immagine delle Galerie Lafayette stampata e appiccicata sul mio frigo giallo.

3) Avrei voluto portarti a ballare fino a notte fonda, fino a farti 'sanguinare' i piedi in memoria di alcune notti che tu ben sai...e invece alle due di notte ti ho 'sbattuto' fuori di casa perchè non riuscivo a tenere gli occhi aperti e non mi sentivo più la schiena. 

4) Avrei voluto portarti un fine settimana al mare, sole, acqua, aperitivi e anche un pò di sfoggio di civetteria giusto per non scordare che siam sempre dei 'gran bei donnnini'...e invece ti ho portato due mezze giornate in piscina, a dieci minuti dal portone di casa e rigorosamente al 'fresco' come i vecchi.

5) Avrei voluto farti un regalo grande e magari, facendo la sborona, regalarvelo il Perù(bada bene il Paese, non il viaggio)...e invece non c' ho una lira.

6) Avrei voluto poterti dire che non importa se domani non ci sarà tua mamma al tuo matrimonio, che tanto è con te e ti guarda dall' alto e perciò sarà la stessa identica cosa...e invece, anche se questo in parte è vero, io non ti dico bugie e, siccome ci sono già passata, ti dico solo che capisco anche ciò che non dici.


Ecco ora che ho pubblicamente fatto ammenda, mi cospargo il capo di cenere e ti chiedo di perdonarmi per essere un'amica e una testimone di nozze così scarsa ... e al tempo stesso ti chiedo : " Ma cazzo, proprio mentre sono incinta non al 1,2,3,4,5,6,7,8 bensì al 9 mese di gravidanza ti dovevi andare a sposare????????"

Ti voglio infinitamente bene e visto che almeno la cena te l'ho preparata(grazie all' aiuto di quel santo dell'occupante lato destro del letto)e te la sei gustata te la dedico in versione mondiale e tecnologica.

mercoledì 26 giugno 2013

Insalata cruda e cotta con baccalà e vinaigrette alla salvia elegans ... per quel nonno che amava me tanto quanto il baccalà.



















A







"Alta come un soldo di cacio, come usava dire la sua bisnonna, correva a perdifiato negli immensi giardini fioriti e architettonicamente costruiti, passando tra gli alberi e le fontane lavorate, correva sentendo odore di fiori ed erba fresca, l'odore di quel polline era il segnale che ormai era giunta l'estate.
Ogni anno, finiti i giorni dell'asilo prima e della scuola poi, lei passava gran parte delle sue mattine rincorrendo farfalle tra i viottoli di quei curatissimi giardini e gli elegantissimi corridoi, volteggiando tra i saloni dai marmi colorati, le pareti affrescate secondo il gusto dell'Art Nouvoe, curiosando all' interno dei negozi raffinati che quell'ambiente ospitava, respirando lo sfarzo che un tempo li aveva animati, senza però capirlo.
Le opulenti Terme di Montecatini erano ai suoi occhi immense e signorili e lei giocava con suo nonno facendo finta di essere una delle signorine belle, briose e delicate che avevano passeggiato prima di lei in quei luoghi ai tempi d'oro della Bella Epoque, quell'epoca era già molto lontana ma quel loro gioco sembrava reale e grazie alla galleria d'arte di famiglia lei aveva imparato a conoscere la storia di quegli anni. 
Il momento che preferiva arrivava sempre alle dieci di mattina quando lui l'accompagnava a fare colazione nel grande e sfarzoso salone del Caffè; caffè per lui, latte appena appena macchiato con brioche per la sua piccolina, poi si mettevano a gustarli seduti ai tavolini all'aperto nella piccola piazza dove gli ospiti delle terme si accomodavano a bere l'acqua e a leggere. Era quello il momento in cui l' orchestra iniziava a suonare e le cantati, ritte su di uno strano palco in marmo, intonavano brani tratti dalla lirica e dall'operetta e lei se ne stava lì, rapita, sognando e fantasticando di altre epoche e di altri luoghi.
Eppure c'era qualcosa che la infastidiva, era quell' aria aristocratica che pervadeva tutto che non le apparteneva, quell'opulenza, che a guardarla bene diventava già decadenza, che la intristiva...certo non lo sapeva ancora nel suo essere bambina ma avvertiva qualcosa dentro di lei, forse il suo essere irriverente che si faceva spazio tra i capelli biondi ben pettinati e i vestiti buoni, il suo carattere innocuamente ribelle che iniziava a manifestarsi.
Non lo sapeva lei, piccola come un soldo di cacio, ma l'aveva già capito lui che le permetteva di levarsi i sandali di vernice lucida, di nascosto dalla mamma e dalla nonna e la faceva correre a piedi nudi in quei parchi sorridendo felice e le faceva l'occhiolino mentre le ricordava che una 'vera signorina' non corre mai a piedi nudi."

martedì 28 maggio 2013

Taieddhra riso, patate e cozze...ovvero come trasformare in proprio il ricordo di qualcuno che non conosci!



























"Chiuse gli occhi e pensò che questo mese si trattava di lasciarsi andare al ricordo.

Per quanto aveva capito lei si trattava soprattutto di amore, amore per le proprie origini, amore per la propria famiglia, amore per la cucina e per quel che la riguardava questo era abbastanza, anzi, questo era tutto ciò che c'era da sapere.
Le polemiche, perchè pareva che ci fosse stato un gran polemizzare, le trovava poco interessanti e inutili.
Riprese il filo dei pensieri e fece quello che c'era da fare: concentrarsi sul ricordo.
La sua infanzia era stata un'infanzia felice, e non felice come si tende a dire spesso, non canonicamente felice, non serenamente felice, la sua infanzia era stata autenticamente meravigliosa.
L' amore che tutti i giorni sentiva attorno a sè, i colori che non mancavano mai nelle sue giornate, i profumi così intensi e rassicuranti ma anche l'allegria e la vivacità, l'irriverenza e la libertà che si respiravano nella casa dei suoi genitori avevano reso quegli anni unici e irripetibili e lei non poteva non sentirsi felice oggi, ormai adulta, con gli occhi chiusi, seduta sul divano della casa in cui viveva ora.
Per molti motivi i suoi ricordi più vivi erano legati al cibo e il cibo oggi era legato a molti dei suoi ricordi più vivi ma nessuno, proprio nessuno, riguardava la cucina pugliese: le sue radici erano lunghe e radicate in molti terreni ma non ne possedeva alcuna in quella terra splendida che era la Puglia.
Come avrebbe potuto interpretare al meglio quella cucina senza snaturarla e senza distaccarsi dal tema del ricordo?
Pensò che avrebbe cercato di fare sua quella ricetta abbracciandola interamente così come l'aveva scoperta, trasformandola in un nuovo ricordo per sè e per la sua nuova famiglia, pensò, infatti, che se fosse stata brava a realizzarla avrebbe potuto regalare , da quel momento e per gli anni che sarebbero seguiti, un nuovo ricordo a quell' uomo che occupava il lato destro del letto e a quell'esserino di pochi centimetri che tra qualche mese sarebbe nato e che per il momento si agitava nella sua pancia mentre lei si alzava per andare a fare la spesa."

mercoledì 15 maggio 2013

Il colore del mare...Paccheri su crema di pisellini e aglietto con filetti croccanti di triglia

Verrebbe da pensare che il colore del mare sia nelle mille sfumature dei colori freddi; nell'intensità dei blu profondi, nella grazia dei verde cangianti, nella serenità dei celesti, nella forza abbagliante dei turchesi.
Ma oggi penso che non sia tutto qui, oggi il mare sta tutto racchiuso in un colore solo, inaspettato forse, più congeniale alla terra, al fuoco, alla carne.
Non oggi però: oggi il mare è del rosso-arancio, accattivante, accecante, provocante.
Grazie a sua maestà La Triglia.





Paccheri su crema di pisellini freschi e aglietto con filetti croccanti di triglia

Ingredienti

230 g di paccheri di Gragnano (noi eravamo in due 'che mangiano')
triglie freschissime (almeno 5 per commensale)
pisellini freschi ( almeno un kg considerando la buccia ed il dato certo che in cottura rendono pochissimo)
1 aglietto fresco di campo
5/6 foglie di basilico fresco
farina di mais (per panare le triglie da friggere)
750 ml di olio di arachide (per questo tipo di frittura io lo preferisco a quello evo che risulta troppo saporito)
50 g burro ca.
olio evo qb
sale qb
pepe qb

Per prima cosa ho pulito le triglie, squamandole, togliendo la testa e le lische e ricavandone i filetti; essendo triglie fresche io non ho buttato tutte le lische ma ne ho congelate alcune per usarle come fondo di altre preparazioni in seguito.
Ho sgusciato i pisellini freschi e li ho fatti cuocere lentamente con il burro, un filo d'olio, l'aglietto fresco tagliato a metà verticalmente e un paio di foglie di basilico; a metà cottura ho aggiunto una tazzina di acqua calda affinchè i piselli cuocessero uniformemente senza seccare.
Ho messo a cuocere i paccheri in una capiente pentola di acqua salata portata ad ebollizione, questo tipo di pasta ha un tempo di cottura abbastanza lungo.
Nel frattempo ho saltato velocemente in padella con un filo d'olio, i filetti di triglia, lasciandone da parte un paio per commensale, ho salato, pepato e aromatizzato con qualche rametto di timo-limone, ho cotto per pochi minuti (2/3 non di più) i filetti ed ho eliminato il timo-limone.
Una volta cotti i pisellini ho aggiunto loro le restanti foglie di basilico, una presa di sale, una presa di pepe e li ho frullati, aggiungendo pochissima acqua calda, con il robot ad immersione fino ad ottenere una crema morbida e liscia.
Ho passato i restanti filetti di triglia nella farina di mais e li ho fritti in abbondante olio di arachide fino a doratura( 2/3 minuti ca.), scolati e messi ad asciugare su carta assorbente per eliminare l'eventuale eccesso d'olio.
Infine ho scolato i paccheri al dente e li ho saltati per circa un minuto nella padella con i filetti di triglia e parte della crema di pisellini
Ho impiattato la pasta sopra la crema avanzata e disposto sopra ad ogni piatto i filetti di triglia fritti.



...e buon appetito!




domenica 28 aprile 2013

Il mio quinto MTC : "Chili-pie con tortillas,contorno di mais e pancetta e salsa allo yogurt...ricordando West and Soda""

" Nel 1965, a ben 16 anni di distanza dai suoi unici predecessori 'I fratelli dinamite e 'La rosa di Bagdad', esce nelle sale cinematografiche italiane 'West and Soda' lungometraggio animato sonoro e a colori ad opera della Bruno Bozzetto film.
Bruno Bozzetto sarà uno degli esponenti di punta della storia del cinema italiano d' animazione, genere spesso bistrattato o comunque sottovalutato dai più.
La dimensione in cui il film viene realizzato sarà quella tipica del disegno animato nazionale; a metà strada tra l' assoluta artigianalità della cosa e la volontà di strizzare l'occhio al modello industriale e produttivo Disney.
Lavoreranno a questo progetto alcuni dei migliori sceneggiatori e disegnatori dell'epoca come Manuli, Giovannini, Laganà e Cereda che insieme al regista daranno la vita ad una vera e propria parodia del genere western che sarà al tempo stesso un grandissimo omaggio rivolto con amore a questo stesso genere cinematografico perchè, secondo le parole dello stesso Bozzetto, se Walt Disney aveva attinto per le proprie opere alla fiaba classica, il film western, per la sua struttura archetipica, era una sorta di fiaba moderna dalla quale attingere a piene mani.
La storia è più o meno un classico del genere: un villaggio abitato da cow-boys è sottoposto a continue vessazioni da parte di un ricco proprietario terriero, denominato il Cattivissimo. Costui, con la collaborazione di due aiutanti, Ursus e lo Smilzo, vuole impossessarsi dell'unico terreno fertile della vallata che appartiene ad una ragazza, Clementina, la quale vive con tre mucche pettegole ed un cane perennemente sbronzo. Un giorno arriva al ranch di Clementina un tipo complessato, Johnny, restio ad usare la violenza, ma in realtà infallibile cow-boy pistolero. Clementina prende subito in simpatia il giovane, che naturalmente diviene il principale obiettivo delle angherie del Cattivissimo. 
Quando a Johnny capita di perdere una pepita che aveva con sè, il trio lo cattura, sottoponendolo alla tortura delle formiche del deserto, per conoscere l'ubicazione della ricca miniera. Le vessazioni non riescono a scuotere ancora l'apatico cow-boy, che pero' si scatena quando il Cattivissimo fa incendiare il ranch di Clementina. 
Superati allora i propri complessi, Johnny, in un'epica battaglia da mezzogiorno di fuoco, elimina tutti e tre i malvagi, riportando serenità e pace nella vallata.
L' intero film d'animazione prenderà ispirazione dalle opere di Sergio Leone ma sarà un continuo deragliamento nel campo della parodia, nei territori dell'assurdo e dell'umorismo surreale, alternando continui nonsense, gag e caricature.

Nel 2012 una giovane donna si imbatte per motivi, più o meno misteriosi, in West and Soda scoprendo per la prima volta che anche cow-boy, cattivissimi e praterie possono affascinare e divertire, a differenza di quanto creduto fino ad allora!

Grazie all' MTC, come sempre, ma soprattutto grazie ad Anne oggi con queste piccole chili-pie potrà omaggiare la sua idea di west.....and soda!" 

lunedì 25 febbraio 2013

Il mio quarto MTC: Red velvet cake gluteen free con ganache al cioccolato bianco e briciole di pistacchi...ovvero la Ricetta dell' Umiltà



















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"Cos'è questo baccano? - la voce seccata proveniva da qualche angolo della cucina.
Certamente in quella cucina stava accadendo qualcosa di speciale; la padrona di casa correva da una parte all'altra della stanza, indaffarata e tutta concentrata, ora sopra i fornelli, ora attorno al forno, ora china sulla bilancia. 
La cosa, in sè e per sè, non era certo una novità, in quella casa si cucinava molto più che spesso e lo si faceva sempre con grande gioia e divertimento, la vera novità era invece che questa volta lui, Monsieur Glutine, non era stato invitato a prendere parte alla 'festa'.
Monsieur Glutine era abituato ad essere sempre al centro dell' attenzione, tra quelle mura domestiche lui era stato sempre trattato come una prima donna, il componente nobile della dispensa senza il quale era impossibile cucinare, per questo motivo ora si sentiva fortemente irritato, anzi offeso, e, in fondo, non era poi del tutto colpa sua se era diventato tanto superbo...credeva di essere insostituibile e la padrona di casa, usandolo giornalmente, praticamente in ogni preparazione culinaria non aveva fatto altro che accrescere il suo ego e le sue manie di protagonismo.
Oggi, però, grazie ad un meraviglioso stimolo esterno, lei aveva deciso che era il momento di cambiare registro; oggi la signora avrebbe provato a cucinare senza ricorrere all' aiuto di Monsieur Glutine e lo avrebbe fatto con un nuovo entusiasmo, sperimentando per altro una ricetta nuova, mai provata, volteggiando elegantemente(arrabattandosi precariamente,un pò d'onestà,di grazia) sopra un bellissimo paio di scarpe tacco 12.
Lui, il Grande Escluso, se ne stava in disparte, sperando in un fallimento della ricetta, sperando di uscire vincitore da quella sfida anche senza averne preso parte.
Non era cattiveria la sua era gelosia, e paura: lei con lui non aveva mai indossato scarpe così belle anche se avevano condiviso tanti momenti assieme e poi, in cuor suo, temeva fortemente che, se la ricetta fosse riuscita e fosse piaciuta davvero, lei lo avrebbe abbandonato per sempre.
Passarono alcune ore, in cui Monsieur Glutine attraversò vari stadi emotivi, poi la vide sorridere soddisfatta, girarsi tenendo in mano una bella torta, poggiarla sul tavolo, tagliarne una fetta, portarla alla bocca e sorridere ancora, stavolta trionfante...tutti i timori di Monsieur Glutine sembrarono concretizzarsi e la sua apparenza superba e sprezzante crollò. 
Capì improvvisamente di essere una sostanza come tutte le altre, utile ma non indispensabile, e questa nuova consapevolezza, diversamente da come aveva creduto, non lo aveva distrutto, tutt'altro, l'aveva sollevato: finalmente si sentiva libero, finalmente poteva sentirsi unico senza per questo doversi sentire migliore degli altri.
Ecco, grazie a una sfida e grazie all'esperienza di chi necessariamente doveva vivere senza di lui, Monsieur Glutine aveva imparato la lezione dell' umiltà' "

PS. Come ogni volta devo ringraziare: ringrazio fortemente Stefania senza la quale posso onestamente dire che non avrei mai provato a fare la Red Velvet Cake e non avrei mai saputo quanto può essere soddisfacente la cucina gluten free.
Ovviamente ringrazio anche le grandi donne dell' MTC, per la bravura con cui conducono questo meraviglioso spazio.


martedì 12 febbraio 2013

Torretta di cheesecake...una dolce sorpresa.

La premessa è d'obbligo: sarò forse una donna 'sui generis' ma io non impazzisco per i dolci!
La mia vera passione è il salato; posso tranquillamente resistere al fascino del cioccolato e dei suoi simili mentre non posso fare altrettanto davanti ad un qualsiasi piatto salato ben eseguito, insomma, io ero, e sono tutt'oggi, quella bambina alla quale, per vederla sorridere, si regala un panino con la porchetta anzichè un gelato (il gelato,per onor di cronaca, lo mangerò si e no due volte l'anno, rimanendo immancabilmente delusa...)!
Confessato questo mio limite devo però aggiungere che tanto non amo mangiare i dolci quanto amo prepararli e che i risultati dei miei 'esperimenti dolciari' riscuotono sempre il favore delle innumerevoli e adorate cavie a cui li sottopongo.
Oggi però tutto cambia: posso finalmente, e felicemente, affermare che questa versione di cheesecake è piaciuta non solo ai commensali ma tanto anche a me, tanto che ne ho finita un'intera porzione. Ode al dolce... almeno per oggi!

Cheesecake di ricotta al profumo d'arancia e ganachè di cioccolato fondente




























domenica 3 febbraio 2013

Tortellini:la ricetta di Natale,meglio tardi...

...che mai!



Avrei voluto postare questa ricetta a Natale ma a Natale questo blog ancora non esisteva, o meglio, esisteva solo nel mondo delle idee!
Le parole che vorrei spendere su questa ricetta sarebbero più che molte...questa ricetta potrebbe parlare della mia passione sfrenata per la pasta fresca, della felicità che provo quando cerco di sperimentare nuovi ripieni, potrebbe parlare dell' occupante parte destra del letto, vero maestro di casa in quanto a pasta fresca ma ho deciso che parlerà soltanto di tradizione: perché è così che deve essere e, soprattutto, perchè lo devo alla donna che me l'ha insegnata e alla sua natura sanguigna.
Lo splendore della donna in questione sta nel fatto di racchiudere in se stessa due nature apparentemente inconciliabili, una caotica, quasi sgradevole e l' altra delicata e dolce da far commuovere.
In altre parole, per essere più chiara e non buttarla sul sentimentalismo, questa allegra signora di mezz'età può passarti sopra come una schiacciasassi alle due del pomeriggio, mancando di tatto, portando il caos nella tua quotidianità, e alle tre e mezzo pùò essersi già trasformata in un essere pieno d'amore, che ti rende la giornata unica ed irripetibile mentre, con la grazia e l'eleganza di una ballerina del Bolshoi, chiude tortellini a profusione e ti regala parole che sono diamanti( grezzi sì, ma pur sempre diamanti!).

Per questi motivi adoro mia suocera la madre dell'occupante lato destro del letto( e che nessuno si azzardi a dire la parola suocera che la signora, pur essendolo, è suscettibile al riguardo) e anche perchè grazie alla sua ricetta per Natale ho messo a tavola otto persone e tutte hanno chiesto il bis di Tortellini!!!

lunedì 28 gennaio 2013

" Bis di Pici...e l' amicizia a km 0"


" Stavolta siamo vicini a casa, per fortuna.
Qui è ancora magicamente possibile trovare ciò che serve.
E poi impastare non mi spaventa, anzi mi piace proprio.
Questo pensava la ragazza- la donna, pensava la donna- sottolineò repentinamente la voce fuori campo.
Questa storia inizia male, pensò allora la ragazza- ancora? ho detto la donna-.
Questa storia sarebbe stata più bella senza voce fuori campo,disse allora la ragazza accettando pazientemente di essere diventata donna contro il suo volere. 
Comunque per esserci c' era tutto, la sfida poteva ancora una volta essere affrontata, riprese a riflettere la donna e solo in quell'istante si accorse che un ticchettio noioso la stava distraendo; provava un leggero ma profondo fastidio e certo erano le lancette dell'orologio appeso al muro che lo stavano provocando.
Poco male, si disse, ora lo tolgo dal muro, butto le pile e così lui si ferma e posso fare ciò che voglio.
Detto fatto, niente più ticchettio e la donna tornò in un baleno ai suoi pensieri; doveva pensare a come valorizzare un piatto magico, il piatto di una terra così vicina alla sua e che lei tanto amava.
-L'orologio lo puoi anche fermare, ma il tempo non si ferma e purtroppo questa volta non ne hai molto, sarebbe bene che tu ti concentrassi sulle altre cose che devi fare in questo momento- di nuovo la voce fuoricampo interruppe il filo dei suoi pensieri e pur essendo tanto composta le risuonò alle orecchie in modo davvero odioso.
La storia è mia, ribattè lei, e se dico che alla fine posso farcela significa che alla fine ce la farò! 
-Brava, e determinata, ma gli ostacoli sono tanti, ti manca il tempo; il tempo di andare a prendere i famosi ingredienti a km 0, il tempo di ripulire casa dopo aver impastato, cucinato e fotografato e poi c'è il mostro da battere, il mostro a tre teste da uccidere. non credo proprio che tu possa farcela da sola- disse, la voce con un tono fintamente dispiaciuto e fortemente saccente.
Ha ragione, davvero ragione, ammise la nostra eroina; il mostro a tre teste dei doveri mensili era veramente grosso e faceva paura ma lei aveva un arma nascosta, un asso nella manica: aveva dalla sua parte un principe guerriero, paladino della giustizia, sempre pronto a montare in sella al cavallo, raggiungerla in ogni dove e sguainere la spada per venirle in soccorso.
Aveva il "Principe Amicizia" dalla sua, poteva ancora farcela.
Il Principe Amicizia arrivò in suo aiuto ancor prima che lei lo chiamasse perchè aveva il potere magico della lettura del pensiero e perciò poteva leggere nella mente di lei e capire quando era in difficoltà, senza che fosse lei a dirglielo.
Le si materializzò davanti e le disse di seguirlo, di non preoccuparsi del tempo per la spesa perchè lui conosceva tutti i contadini buoni del regno e, tra un'impresa e l'altra, avrebbe trovato il tempo di andare a prendere il necessario, che se poteva aiutarla in cucina l'avrebbe fatto con gioia e anche che aveva un castello grande dove lei avrebbe potuto cucinare senza preoccuparsi nemmeno un per attimo del tempo che avrebbe richiesto pulire perchè a pulire ci avrebbe pensato lui.
E che principe è se non ha una servitù che fa la spesa e che pulisce al posto suo?! obiettò la maledetta voce. 
Stavolta la donna la zittì definitivamente: è il Principe Amicizia, e può tutto perchè c ha un monte di poteri magici!
Così passarono alcuni giorni, nei quali la donna, con attacchi mirati e costanti offensive, riuscì a frantumare il mostro a tre teste dei doveri mensili, anche grazie al Magico Fluido Infondi Fiducia che il principe le aveva consegnato prima di darle appuntamento per la settimana successiva
Giunto dunque il gran giorno la donna si incamminò verso la dimora del Principe, sapendo bene che il viaggio non sarebbe stato lungo perchè anche il castello era a km o, e mentre copriva a grandi passi la distanza che la separava dal suo paladino, pensò che in tanti anni che conosceva il Principe Amicizia lui non le aveva mai, ma proprio mai, negato il suo aiuto. Anche nei momenti più bui, anche nei più difficili lui era stato al suo fianco, senza paura e con amore.
Sono proprio fortunata,sentenziò mentre suonava il campanello.
Il Principe Amicizia le aprì la porta sorridente e senza la sua armatura si vedeva bene che non era un uomo ma una ragazza: la solita che le sedeva accanto nel banco di scuola tanti anni prima e che poteva trasformarsi all' occorrenza nel Principe Amicizia pronto a sguainare la spada e a salvarla proprio come aveva fatto anche stavolta!"

Il risultato di questa storia è stata la realizzazione di due tipi di Pici: Pici al ragù bianco di coniglio con agrumi e granella di frutta secca e Pici alle pere e parmigiano.
Ps. le foto dei secondi sono in piccolo in fondo.
Ringrazio con tutta me stessa l'MTC e Patty per avermi permesso questa volta di confrontarmi con un piatto della tradizione della mia Toscana, piatto che conoscevo molto bene ma che non avevo mai provato a fare!




mercoledì 23 gennaio 2013

Solo per me...Crema di zucca gialla con caprino e "simil guacamole"

Sera d'inverno.
Fa freddo, anche se non abbastanza per me che adoro le temperature glaciali e la neve e qui di neve non ce n' è.
Comunque è sera ed è invero perciò mi posso accontentare.
Mi capita spesso di essere sola la sera, e sono queste le sere in cui decido di coccolarmi, di dedicarmi ai miei piccoli personalissimi piaceri, cose che mi riappacificano con l'universo, piccoli regali che mi faccio e che so di poter condividere solo con me.
Un bel libro letto e gustato sul divano sotto una morbida coperta, un film vecchio, visto e rivisto, da vedere ancora solo per poter giocare ad anticipare le battute, la musica che piace a me ascoltata bevendo un tè caldo o un bicchiere di vino dolce, la somma gioia data dalla serenità di una cena semplice ma preparata con calma da me e solo per me.
Così.




Il Tiramisú......Un Atto d' Amore


10, 100, 1000, 10.000......miliardi di ricette fantastiche di dolci di ogni foggia, gusto e colore; da forno, al cucchiao, di mini pasticceria, posso provare a farle tutte.
Può anche accadere che, per una serie di fortunati eventi e congiunzioni astrali favorevoli, io riesca a realizzare un dolce tanto buono e perfetto da meritarsi di essere considerato una piccola poesia...ciò nonostante colui il quale dorme nella parte destra del lettone, con una regolaritá quasi imbarazzante, vorrá che io gli prepari sempre lo stesso dolce e cioé il banalissimo e, da me ormai odiatissimo, tiramisù!
Il tiramisú é il primo dolce in assoluto che ho preparato interamente da sola, della prima volta che l' ho fatto si perdono le tracce nella notte dei tempi.
Ho imparato a farlo guardando mia madre che lo preparava per il compleanno di suo fratello, mi é sempre venuto bene e sempre bene mi verrá perché é onestamente facile e lo faccio, appunto, da quando ero una bambina...però ammetto, senza vergogna alcuna, che a me il tiramisù mi fa due palle mi annoia da morire!
Perchè prepararlo non mi da nessuna soddisfazione.
Certo, quando lo mangio mi rendo conto che é effettivamente buono, ma questo non cambia il dato di fatto: tra tutto quello che cucino la mia ricetta " spreferita " é il tiramisù e ,per la sempre valida legge di Murphy, é ovviamente anche il dolce preferito del testone che dorme con me.
Così, piú o meno una volta ogni due mesi, ha inizio una sorta di danza che vista da fuori potrebbe assomigliare ad un rituale di corteggiamento del mondo animale ma che invece é una vera e propria guerra di nervi; inizialmente ha un' avvio lento e "subdolo" fatto di melliflui ma mirati riferimenti al nostro famoso classico, poi l'attacco si fa più intenso e continuo, giocato tutto sui toni della lusinga e dell'adulazione ( nessuno, pare incredibile, é in grado di fare un tiramisù buono come il mio...quell'uomo è degno erede di pinocchio!), infine il testone sferra l'attacco definitivo mostrandomi i suoi occhi delusi e giocando su uno dei miei tasti dolenti, il senso di colpa.
Questo teatrino che negli anni é andato perfezionandosi e convalidandosi si protrarrá per giorni finchè io, presa letteralmente per sfinimento, perduta ormai ogni difesa, esaurite tutte le scuse, capitolerò e accetterò di fare ancora per una volta(ma questa volta è l'ultima...ora io degna erede di pinocchio) il dannato TIRAMISU'!
Perciò lo preparo e, giá che ci sono, lo posto anche così, se volete, potete annoiarvi a 
morte anche voi!




lunedì 21 gennaio 2013

Uovo nel cestino...e il sapore del tempo passato




Metti che Babbo Natale conoscendoti bene abbia lasciato sotto il tuo alberello illuminato una piccola ampolla trasparente con dentro un liquido scuro e magico, metti che questo liquido non sia una pozione come sembra ma abbia dentro di sé il sapore inebriante e semplicemente perfetto dello scorrere lento del tempo...come rendere giustizia a tanta meraviglia senza sciuparne l essenza?

Ho tentato con un piatto dalla semplicità quasi imbarazzate la cui bontà però riesce a stupire per la pienezza di sapori che si sprigionano in bocca dopo ogni boccone.































domenica 20 gennaio 2013

Involtini di sogliola,foglie di rapa e carota...ricordo di Ankara

Quest'estate non siamo stati in vacanza.
Per gli impegni lavorativi dell'occupante lato destro del letto, per alcune mie decisioni molto coraggiose, per me, ma altrettanto pericolose da un punto di vista remunerativo (tralascio il racconto delle "incredibili avventure della giovane donna che decise di cambiare vita") e, non ultimo, perchè l' anno precedente ce ne eravamo stati via quasi un mese i giro per la Thailandia.
Percò mentre tutti, o quasi, abbandonavano le città per godersi le meritatissime e agognatissime ferie noi ce ne stavamo a casina...e devo dire che è anche stato bello.
In ogni caso, siccome viaggiare ogni tanto per noi è necessario come l'ossigeno, arrivati a Novembre abbiamo fatto due piccole valigie( nessuno rida: io sono la prova tangibile che anche le donne possono viaggiare leggere, con pochi bagagli e per giunta serene. Non ci credete, peccato!) e siamo saliti su un aereo direzione Turchia.
Dieci giorni d'incanto, Istabul è realmete una delle città più affascinanti che abbia mai visto, la gente è accogliente, il paese intero è bellissimo e visitare la Cappadocia è come trovarsi dentro un film d'animazione, dai toni poetici e i tratti color pastello, che attinge le sue forme dal mondo dell' immaginario.
E poi la cucina è ottima, piena di colori, sapori,odori e consistenze stimolanti...un'esperienza che tocca le corde di tutti e cinque i canonici sensi!
Dunque arriviamo alla ricetta che 'sennò si fa notte'( come si è soliti dire dalle mie parti): gli involtini che vedete ho deciso di farli presa dal ricordo struggente di una notte di passaggio ad Ankara, dove abbiamo mangiato in un ristorantino in cui servivano delizie esclusivamente a base di pesce. Tra le tante proposte che ci hanno conquistato mi sono rimasti nel cuore degli involtini di pesce bianco e foglie di vite con olio aromatizzato al Raki e così, a quasi due mesi di distanza, ho deciso di provare a farli MIEI.
Giubilo e stupore la mia versione ha riscosso grande successo in Patria ed ha entusiasmato pure me!




sabato 19 gennaio 2013

Delle arancine, delle radici e delle ombre sul muro



Il 6 Novembre in un paesino al centro della Turchia, un paesino che sembra appartenere ad un altra epoca, é andata via la luce.
Dalla finestra del piccolo ostello Efe le mille lucine che si sono spente mi sono sembrate mille lucciole decise ad andarsene a letto per ripararsi dal primo vero freddo dell'anno.
Il proprietario dell'ostello ha bussato alla porta ed ha consegnato ad un ragazzone stupito e divertito una candela accesa per far luce nella notte.
Il paese, patrimonio dell'Unesco, si chiama Safranbolo che significa letteralmente città dello zafferano, safran in turco vuol dire zafferano.
Sul muro della camera di questa vecchia casa ottomana difronte all'ombra gigantesca del ragazzo con la candela in mano c é una seconda ombra, questa piccolina, e l ombra piccolina racconta.
Racconta una storia di immigrazione italiana, una storia di immigrazione come tutte le altre e perciò unica, esattamente come tutte le altre.
Benvenuta Palermo.
Benvenuta Palermo non é un esclamazione, é un nome, incredibile come nome ma regolarmente registrato all'anagrafe, e qui inizia la storia e qui si capisce il legame con le arancine siciliane.
Benvenuta Palermo incontra a diciannove anni l amore della sua vita, lo incontra perché lui é un militare ed a quei tempi i militari avevano una tessera per il pane; lei serve il pane nella pasticceria di famiglia.
Lui si chiama Vincenzo Geloso, é magro magro e di poche parole ma tornerá lí tutti i giorni e tutti i giorni dirà qualche parola in più.
Siamo in una Sicilia di altri tempi dove l amore non sempre riesce a colmare le esigenze di una famiglia perciò Benvenuta e Vincenzo sposati con due figli piccoli ed una carovana sgangherata di tradizioni al seguito lasciano la loro terra, la loro amatissima Sicilia e partono in direzione della loro personale terra promessa: la Toscana.
Quello che ancora non sanno é che in realtà sono già in quattro perché nel grembo di quella capricciosa Siciliana cresce il terzo frutto dell'amore che per tutta la vita legherá lei ed il silenzioso uomo dalle mani d oro che é suo marito Vincenzo.
Il bambino nascerà sette mesi dopo, ultimo figlio dei due, il primo nato in Toscana, quel bambino sarà il padre della piccola ombra che racconta.
La piccola ombra ha una sola casa, é nata e cresciuta nella stessa città toscana in cui é cresciuto quel bambino, suo padre, é toscana ma le sue radici affondano in tanti altri suoli, e in uno di questi si cucinano e si mangiano le arancine.
Per questo motivo si emoziona e si commuove quando pensa alla panatura dorata e croccante che avvolge uno scrigno di riso, giallo per via dello zafferano e profumato per via del brodo, quando pensa al delizioso ripieno di ragù e piselli la piccola ombra ricorda le mani d oro di quel suo nonno silenzioso che che lavorano, precise e veloci.
Quando per Santa Lucia il babbo ( é pur sempre toscana) della piccola ombra fa le arancine le sue mani sono uguali a quelle di suo padre e questi due uomini così diversi tra loro, il militare siciliano che conosceva solo il dialetto e l ingegnere toscano che non ha nessun accento quando parla perché tra il dialetto siciliano e la calata pistoiese ne é uscito un italiano da far invidia a chi ha studiato per anni dizione, nel momento della preparazione delle arancine sono uguali, in tutto e per tutto.
Mentre parla la piccola ombra sa che l uomo davanti a lei le vuole molto bene perchè conosce già questa storia, lei gliela ha raccontata forse un milione di volte, ma lui non la interrompe mai ed alla fine dice : Appena si torna a casa, arancine siciliane e arancine toscane per tutti, bimba!