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mercoledì 27 settembre 2017

La mia Cacio e Pepe per il Club del 27.


E siamo di nuovo al 27. E' finita l'estate, sono finite le vacanze ma non è finita la voglia di giocare.
E questo Club del 27 che come noi era stato in villeggiatura, riparte di gran slancio.
Il nuovo inizio parla un'unica lingua, quella della pasta. La parla con la sfida del mese Mtchallenge e la parla nel mio amato Club del 27. Pasta e basta! E tutto il resto è noia. Si celebrano e si reinterpretano i primi piatti classici della nostra meravigliosa tradizione culinaria Italiana. Io ho deciso di preparare la cacio e pepe in questa occasione, o meglio io ho deciso di preparare la cacio e pepe, la carbonara, la norma, la carrettera e gli spaghetti con le vongole ma l'unico piatto che si è salvato dai denti affilati di questi lupi famelici che albergano in 'mi casa' è stato questo, tra l'altro immortalato tra una forchettata e l'altra dell'occupante lato destro del letto, con il cellulare.
E si vede, lo so. E' un peccato, però la vita può essere più triste, ci accontenteremo tutti di un ottimo primo piatto e su una foto davvero brutta ci passeremo sopra.
Dire che tutte le ricette provate meriterebbero un bel post credo sia quasi superfluo.
Facciamo che le celebro tutte attraverso la mia preferita: la cacio e pepe dell'unica e inimitabile e grandissima Mapi.




Cacio e pepe

Ingredienti (a commensale)
100 g spaghetti trafilati al bronzo o tonnarelli fatti in casa
50 g Pecorino Romano D.O.P. grattugiato
Pepe nero di mulinello
600 ml di acqua per cuocere la pasta

Portare a bollore 600 ml di acqua NON salata e buttarvi gli spaghetti, facendoli cuocere perfettamente al dente seguendo le indicazioni sulla confezione.
Grattugiare il pecorino romano e metterlo in una terrina capiente; macinarvi sopra abbondante pepe nero.
Tre minuti prima che termini il tempo di cottura della pasta, prelevare dalla pentola circa 70 ml di acqua di cottura, versarla poco alla volta nella terrina con il pecorino e il pepe e mescolare vigorosamente con una frusta, fino ad ottenere una crema liscia e senza grumi. Se dovesse formarsi qualche grumetto scioglierlo con una passata di frullatore a immersione: non è tradizionale, ma è efficace. 

Scolare ma non troppo la pasta raccogliendo l’acqua di cottura in una ciotola (potrebbe servire per ritoccare la crema), mettere la pasta nella terrina con la crema di formaggio e mescolare velocemente per mantecare. Se la crema ha già la giusta consistenza aggiungere un’altra macinata di pepe e servire; se invece risultasse troppo solida, diluire con uno o due cucchiai dell’acqua di cottura della pasta. Se infine dovesse essere troppo liquida, versare la pasta con la sua crema in una sauteuse e porla su fuoco dolcissimo. Mescolare continuamente finché la crema non si sia addensata al punto giusto, facendo attenzione che non si formino grumi e che il formaggio, fondendo, non si ammassi.
Servire nei piatti caldi con un’altra spolverata di pepe.

giovedì 21 settembre 2017

Sotto 'svelate' spoglie: Tagliatelle al nero, crudo e cotto di Cicale di mare e pesto di Salicornia



E pensare che la prima volta è stato un caso.
Ho scritto quel Lanuova dopo il mio nome di battesimo per gioco, semplicemente perché non sapevo come identificarmi in una realtà alla quale ero estranea. Niente blog, nessuna conoscenza del mondo informatico, niente facebook, niente histagram, niente twitter, niente social; troppo rock e troppo timida al tempo stesso. 
Troppa paura. 
Volevo un posto diverso dove 'essere' quello che 'sentivo', uno spazio libero. Volevo la pace e il divertimento e forse volevo anche essere nuova ma senza una rivoluzione violenta.
In verità quando ho inviato la mia richiesta per entrare a far parte del mondo dell' Mtchallenge ero solo una delle tante Francesche che chiedeva di far parte di un universo che si era stancata di guardare da lontano.
Tutta quella fremente passione nei confronti del cibo, tutto quel cucinare e pensare alla cucina, tutto quel cercare e trovare me stessa e i miei affetti nella cucina, dovevano pur significare qualcosa.
E sono stata presa, accettata. Una 'anche no' capace di fare la pasta fresca ma non di scrivere un foglio di testo word.
Ho giocato, mi è piaciuto e la rivoluzione si è fatta strada da sola: troppe le ricette da non dimenticare, troppe quelle da inventare e troppa la voglia di scrivere, abbandonata in cassetto chiuso male. Il tempo, come sempre e banalmente accade, è trascorso rapido, senza che me ne accorgessi la mia vita è cambiata, ho cambiato lavoro, ho continuato a camminare accanto a quell'occupante lato destro del letto senza mai dubitare di aver scelto il miglior compagno di viaggio, sono diventata madre, due volte, ed ogni volta sono rinata come una persona diversa. Ho capito quanto mi manchi mia madre, ho imparato ad accettarlo e sono cresciuta e quel blog , così timorosamente aperto, è diventato il luogo in cui dare un senso a tutto questo fluire tra passato, presente e futuro, un posto in cui trasformare il pensiero in una ricetta, il sentimento in qualcosa di cui cibarsi concretamente. 
Lavorando sempre con le mani nude perché, e questo è uno dei miei antichi detti preferiti, con le mani impegnate si pensa meglio.
Ho imparato ogni giorno una cosa diversa da persone bravissime, persone che condividono con me quella stessa fremente passione per tutto ciò che cibo e cucina, di una bravura sconcertante, di una competenza unica. 
Ogni ricetta incontrata grazie agli altri è stato un regalo, una nuova possibile strada che mi ha portato fino a qui, in questo determinato luogo e in questo determinato istante a dirmi che sono pronta finalmente a lasciar andare questo Lanuova, che tante curiosità fa nascere in chi lo legge. Questo nome, frutto solo di una fantasia, mi ha protetto e solo ora capisco quanto sia stato importante; ora che sono pronta a riappropriarmi del mio vero nome, a presentarmi come Francesca Geloso.
Lo faccio per la tua sfida Cristina, la numero 67, e non è un caso credimi, la stima che nutro nei tuoi confronti la conosci, sono una persona espansiva e te l'ho proprio detto in faccia che per me la tua bravura e la tua eleganza sono impareggiabili ma c'è dell'altro. Io adoro il pesce, lo cucino spessissimo e mi mangio sempre le mani per non riuscire a pubblicare tutte le ricette che provo: nessuna sfida sarebbe stata più giusta di questa, per presentarmi, nuovamente, con tutto il viaggio fatto sulle spalle e tanta strada ancora da fare. Partecipo con la stessa voglia di giocare e di mettermi in discussione con questo piatto che firmo con il mio vero nome.

Tagliatelle al nero, crudo e cotto di Cicale di mare e pesto di Salicornia

Per le tagliatelle al nero
2 uova
200 g di farina00 + quella necessaria a spianare la pasta
1 sacca di nero di seppia
1 cucchiaio di olio evo
2 cucchiai di acqua tiepida
1 pizzico di sale


Per la bisque di cicale e Prosecco
teste e carapaci di 12 canocchie fresche ed abbattute(a casa mia si chiamano cicale)
1 carota
1 spicchio d'aglio schiacciato
1 foglia d'alloro
½ cucchiaino di paprika piccante
1 bicchiere di Prosecco di buona qualità
1,5 l di acqua freddissima

Per il crudo e cotto di cicale
la polpa di 12 canocchie fresche ed abbattute
1 cucchiaio di olio evo
1 macinata di pepe fresco
1 cucchiaino di scorza di limone non trattato(io mia pianta)
1/2 cucchiaino di succo del limone

Per il pesto di salicornia
2 mazzetti abbondanti di salicornia
1 cucchiaio di pinoli tostati
1 pizzico di sale
1 macinata di pepe
1 piccolo pezzetto d'aglio

Per guarnire
2 pomodori ciliegini a cubetti

La prima cosa che ho preparato è stata la pasta. Sapevo che in realtà la cosa più giusta sarebbe stata quella di optare per un formato di pasta secca preferibilmente lunga ma desideravo ardentemente usare il nero di seppia per la ricetta, lo amo molto, ed utilizzarlo nel condimento della pasta direttamente avrebbe alterato del tutto gli equilibri sia nella forma che nella consistenza. Il contatto diretto del nero con il pesto di salicornia avrebbe azzerato completamente la freschezza di quest'ultimo e il crudo di cicale unito alla salsa al nero assume una consistenza che non amo(ho provato). Perciò ho deciso di fare una pasta fatta a mano, delle semplici tagliatelle che ho preparato con tre giorni di anticipo perché avessero almeno il tempo di seccare.
La ricetta che ho seguito è sempre questa.




Ho scelto le cannocchie, che non riesco a chiamare diversamente da cicale, perché mi appartengono fin dall'infanzia, mio padre ci prepara delle linguine aprendole a metà e saltandole in olio aglio e prezzemolo. Io le ho usate spesso in molti modi, in un momento di follia c'ho fatto anche una maionese, ma in questo piatto le ho lavorate ben poco perché alla fine è il modo in cui preferisco gustare il pesce. Ho inciso lateralmente il corpo delle cicale e con cura le ho aperte e ne ho estratta la polpa interamente, ho condito con l'olio, il pepe e la scorza e poco succo di limone e le ho lasciate in frigo coperte a riposare.




Con le teste ed i carapaci ho preparato le bisque: ho fatto rosolare in una pentola dai bordi alti e il fondo spesso la carota tagliata a rondelle, l'aglio schiacciato, la foglia d'alloro, il pomodorino e tutti gli scarti ottenuti dalle cicale in un cucchiaio di burro facendo andare a fuoco sostenuto, mescolando con un mestolo di legno ed esercitando pressione sui carapaci per estrarne tutto il sapore. A questo punto ho aggiunto il prosecco, ho lasciato sfumare e ho unito l'acqua freddissima. Ho lasciato sobbollire per una quarantina di minuti, eliminando le varie impurità quando venivano in superficie con una schiumarola e poi ho fatto restingere per qualche minuto. Ultimo atto ho tolto i carapaci, ho passato con uno chinois la salsa e l'ho frullata con il frullatore ad immersione per qualche secondo.  
 

A questo punto ho fatto il pesto di salicornia, riuscivo ad immaginarne le caratteristiche, sapore e consistenza ma non l'avevo mai provato. Ho sbollentato in acqua leggermente salata la salicornia, mondata delle parti più dure o legnose, per cinque minuti e poi l'ho passata immediatamente in una boule piena di acqua e ghiaccio, così da non vederla annerire né passare di cottura, la volevo ancora croccante. Una volta fredda l'ho semplicemente azionando le lame a scatti per evitarne l'ossidazione, con i pinoli , precedentemente tostati in padella senza aggiunta di grassi, un'idea d'aglio e unendo olio evo a filo fino ad ottenere una salsa omogenea ma ancora un po' grossolana. Ho assaggiato e aggiustato di sale e pepe, la salicornia è sapida, fresca e minerale perciò prima si salare va assaggiata. Aveva il sapore che avevo immaginato.
Tutti gli elementi pronti e ho preparato la mia pasta con il pesce; ho cotto le tagliatelle in abbondante acqua salata, bollente per circa tre minuti, poi le ho scolate ed ho proseguito la cottura, in una padella adatta alla mantecatura, all'interno della bisque precedentemente fatta. Ho scaldato un paio di grossi mestoli di bisque e vi ho fatto mantecare le tagliatelle per altri 3 minuti ca. aggiungendo, dopo il primo minuto e mezzo, un ulteriore mestolo di liquido e ¾ della polpa di pannocchie marinata e poi tagliata a pezzetti, subito prima di essere inserita in cottura. Ho tolto dal fuoco, unito le cicale rimaste a crudo. Ho impiattato e distribuito sopra ad ogni porzione di pasta due cucchiaini di pesto di Salicornia. Ho aggiunto due pomodorini ciliegini privati della parte interna e ridotti in cubetti per avere un tocco di color rosso.


sabato 9 settembre 2017

Intramontabile: Crostata con frutta fresca


Intrappolato in un battito di ciglia, dimenticato nelle tasche di un cappotto che ormai non uso più, soffiato fuori dalla bocca come il filo di fumo di una sigaretta, abbandonato, distrattamente, tra le pagine di un libro che un giorno indefinito mi ha tenuto compagnia,  finito in fondo ad un secchio ancora da svuotare, incastrato tra il materasso e il cuscino, raccolto dalle pieghe profumate del collo delle mie figlie c'è un pensiero, dolce ed intenso.
E' l'ennesimo pensiero che ho per te. 
E lo libero, senza più timore, preparando questa crostata, che in quell'altra vita tu preparavi per me; lascio che vada dove vuole, che si faccia la sua strada, nella speranza che in qualche incredibile modo possa raggiungerti. Con il suo profumo di burro e di limone, con i suoi colori allegri, con il suo sapore 'intramontabile'.

Crostata alla crema con frutta fresca per il Calendario del Cibo Italiano

per una tortiera di 20cm di diametro
per la pasta frolla
250 g di farina
125 g di burro
100 g di zucchero a velo non vanigliato
1 uovo intero
la scorza di 1 limone non trattato

per la crema pasticcera
250 ml di latte fresco intero
25 g di maizena
60 g di zucchero semolato
3 tuorli
1 baccello di vaniglia
20 g di burro a temperatura ambiente


per la copertura
1 pescanoce grande
2 pere cosce piccole
1 grappolo di uva(io bianca)
10 fragole




Per prima cosa ho preparato la crema pasticcera sbattendo il latte, la maizena e metà dello zucchero in una casseruola dal fondo spesso. Ho inciso il baccello di vaniglia, l'ho unito al composto e l'ho portato ad ebollizione mescolando e poi ho eliminato il baccello di vaniglia. In una boule ho sbattuto i tuorli insieme allo zucchero rimasto e vi ho aggiunto a filo il latte ancora caldo continuando a mescolare. Ho trasferito il composto ottenuto di nuovo nella casseruola e l'ho fatto cuocere, senza smettere di mescolare finchè la crema non ha iniziato a inspessirsi, a questo punto ho trasferito la crema ottenuta in una ciotola immersa in un'altra contenete del ghiaccio ed ho aggiunto il burro a pezzettini mescolando per incorporarlo alla crema. Ho messo la crema a riposare in frigorifero per qualche ora, minimo due.
Ho proceduto con la preparazione della frolla procedendo con il metodo della sabbiatura: ho lavorato la farina con il burro, freddo di frigo a pezzetti piccoli, con la punta delle dita ed una volta ottenuto un composto sbriciolato simile a sabbia grossa ho aggiunto prima lo zucchero e poi l'uovo e la scorza del limone, lavorando il tutto con rapidità, per non scaldare troppo il burro, giusto il tempo necessario ad ottenere un panetto di pasta omogenea. Ho avvolto la pasta frolla in pellicola alimentare e l'ho riposta in frigo a raffreddare per un paio d'ore circa. 
Trascorso questo tempo ho steso la pasta frolla sottilmente, l'ho disposta nella tortiera ed ho proceduto con la cottura in bianco, cioè rivestendola con carta forno e fagioli secchi, a forno preriscaldato a 170° per 15 minuti circa; trascorso questo tempo ho eliminato fagioli e carta forno e proceduto la cottura per altri 12 minuti.
Ho fatto raffreddare fuori dal forno e una volta sformata la base della crostata l'ho riempita con la crema pasticcera e guarnita con la frutta precedentemente mondata e tagliata a fettine.
Non amando la gelatina sopra questo tipo di torta ho scelto di spolverarla con pochissimo zucchero a velo.